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Gjergji Kajana: “L’Albania amica dell’Italia sbarca nella geopolitica europea”

L'esperto italo-albanese riflette sulle implicazioni dell'accordo bilaterale che riguarda le persone migranti

Pubblicato:09-04-2024 19:02
Ultimo aggiornamento:09-04-2024 19:38

Gjergji Kajana
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ROMA – L’Albania come parte attiva delle dinamiche geopolitiche europee, capace di incidere su un dossier che in Italia sposta voti e che allo stesso tempo porta l’attenzione su Tirana: è la prospettiva sull’intesa bilaterale in materia di persone migranti proposta da Gjergji Kajana, giornalista, esperto di politica internazionale. L’occasione dell’intervista con l’agenzia Dire è l’esame da parte del Consiglio dei ministri del ddl che ratifica l’accordo.

COSA PREVEDE L’ACCORDO

Annunciata il 6 novembre dai capi di governo Giorgia Meloni ed Edi Rama, l’intesa prevede l’apertura di due centri in territorio albanese sotto giurisdizione italiana, a Shengjin e nell’area di Lezha, più all’interno, ma sempre nel settentrione, presso la località di Gjader. Nelle strutture dovrebbero essere accolte fino a 3mila persone, che nelle intenzioni dei firmatari vi rimarranno il tempo necessario perché possano essere esaminate le loro domande di asilo ed eventualmente avviate le procedure per il rimpatrio nei Paesi d’origine, se considerati “sicuri”.

LA PROSPETTIVA DI ROMA E QUELLA DI TIRANA

Originario dell’Albania, una vita in Italia, Kajana è autore di uno studio sui rapporti tra i due Paesi appena pubblicato dal Centro studi di politica internazionale (Cespi). La sua prima riflessione sull’accordo riguarda la prospettiva di Roma. “Con l’intesa nella narrativa interna italiana il governo punta a dimostrarsi impegnato sulla questione migranti e a calmare anche le resistenze delle regioni a ospitare altri Centri di permanenza per i rimpatri” sottolinea l’esperto. “Sulla scena europea l’esecutivo intende suggerire che la strada degli accordi bilaterali con Paesi extra-Ue sia al momento fruttuosa, in mancanza di un quadro intra-Ue sulla distribuzione delle persone approdate irregolarmente”. Al centro dell’analisi anche le motivazioni e le aspirazioni di Tirana. Secondo Kajana, “l’Albania tenta di affrancarsi dallo status di Paese perennemente alla periferia e parte passiva degli sviluppi continentali”. Allo stesso tempo, “l’avanzamento nel processo di adesione all’Ue e la sua posizione geografica all’imbocco meridionale dell’Adriatico offrono al Paese balcanico linfa per tentare di essere protagonista su scala mediterranea, oltrepassando i confini angusti della diplomazia inter-balcanica”.


“STORICO PARTNER IN EUROPA”

Rispetto all’intesa Kajana fa una premessa: “L’Italia ha rappresentato storicamente l’unico partner dell’Europa occidentale sostenitore quasi senza riserve del percorso albanese verso l’Ue e agli occhi di Tirana le ottime relazioni con Roma costituiscono un requisito fondamentale per avvicinarsi a Bruxelles”. Non solo. “Tramite l’accordo sui migranti”, sottolinea l’esperto, “l’Albania intende lanciare un preciso messaggio all’Italia e agli altri Paesi Ue alle prese con il fenomeno migratorio: di essere ‘pars construens‘ delle dinamiche geopolitiche europee su questioni altre rispetto all’allineamento alla politica estera comunitaria”. Un’ultima considerazione riguarda l’approccio dei governi rispetto alle critiche espresse da esponenti delle società civili e di realtà internazionali impegnate per la difesa dei diritti umani. “Roma e Tirana”, sottolinea Kajana, “vogliono mostrarsi incisive su un dossier che in Italia sposta voti, per altro alla vigilia delle elezioni europee di giugno, mentre sull’Albania accende i fari dell’attenzione”.

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