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Medvedev fuori di testa, vuole far fuori 440 milioni di europei. Compreso Orsini

L'editoriale del direttore Nico Perrone

Pubblicato:07-06-2022 20:16
Ultimo aggiornamento:07-06-2022 20:18

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ROMA – Meno male che Dimitrj Medvedev, sempre ben vestito e pettinato, era stato descritto come un moderato, una colomba. Dopo che per anni aveva scaldato e tenuto la poltrona al suo boss Vladimir Putin, alternandosi con lui quando scadeva ora da premier ora presidente, Medvedev oggi ha addirittura scavalcato il padrone: Putin vuol far fuori gli ucraini? Lui tutti gli europei e gli occidentali: “Li odio, vogliono distruggere la Russia. Sono bastardi e degenerati. Farò di tutto per farli sparire”, ha detto suscitando l’interesse di alcuni operatori sanitari.

Ormai ogni giorno la propaganda russa segue il passo dell’artiglieria: in Ucraina le bombe spazzano via persone e città, in Russia le menzogne del regime annientano il cervello del popolo ridotto ad applaudire ogni loro astrusità. Ed ecco che ogni ora, ogni sera si avvicendano generali ed esperti che presi dalla foga di far bella figura davanti a Putin cominciano sulle lavagne a lanciar missili per distruggere le città degenerate dell’Occidente. Da una parte sta il patriarca Kirill che beandosi del suo orologio da 20mila euro benedice le loro cazzate lanciando anatemi contro i diavoli gay.

Chissà che tutto questo slancio, questo fervore, non sia alla fine un segnale di debolezza. La cricca di Putin, che doveva spezzare le reni all’Ucraina in pochi giorni, si ritrova in una guerra che ha già visto uccisi decine e decine di migliaia di giovani soldati russi, corpi abbandonati nei luoghi di battaglia, che diventa non solo difficile restituire alle famiglie ma giustificare con una semplice operazione speciale. Giovani ventenni mandati al macello, chissà cosa accadrà quando Putin sarà costretto a richiamare alle armi gli anziani, forse in quel momento la verità potrebbe farsi largo nei cervelli offuscati: altro che operazione speciale, questa è una guerra vera e propria, invasione militare per schiacciare un Paese libero, che non vuole chinare la testa e arrendersi al fascismo russo.


In Italia, invece, i nostri dirigenti politici impegnati in campagna elettorale si sono messi a duellare su quanto accadrà il 21 giugno in Parlamento quando il premier Draghi riferirà sulla situazione e sulle decisioni prese per aiutare la resistenza ucraina. Fra’ Salvini, ora leader pacifista della Lega, che fino all’ultimo ha cercato di volare in Russia per chiedere a Putin di far pace dopo le proteste di quasi tutti, il professor Orsini era favorevole, si è arreso e resterà in Italia a far comizi nei comuni che domenica voteranno i loro sindaci.

Da Mosca a Buccinasco, che vuoi farci. E comunque Salvini ha assicurato che sta lavorando per la pace anche in Parlamento: “Si vota sempre una risoluzione, di solito della maggioranza, quando ci sono comunicazioni del presidente del Consiglio. Stiamo lavorando e lavoreremo. Individuerò a nome della Lega un comitato ristretto di 3-4 persone, cioè i due capigruppo e il responsabile Esteri Fontana, per un documento di tutta maggioranza che metta al centro la pace e il disarmo. Ad oggi non c’è un testo su armi sì e armi no, è tutto da scrivere e la scriveremo insieme. Contiamo di arrivare ad un documento comune che non faccia litigare, un testo comune sulla pace. Vogliamo scriverlo bene e con gli altri”, ha detto il leader del Carroccio.

Per la pace parlamentare anche Giuseppe Conte del M5S: “Non voglio mettere in difficoltà il Governo”, ha detto rispondendo a una domanda sulle posizioni dei pentastellati rispetto al confitto in Ucraina. Conte, rivolgendosi ai cronisti, ha aggiunto: “Alcuni di voi enfatizzano il passaggio in Parlamento come uno scontro, ma io non ho mai parlato di una nuova maggioranza – ancora l’ex premier -. Ho soltanto detto che spero che la nostra posizione sia la posizione dell’intera maggioranza“.

Alla fine sembra tutta fuffa per acchiappare qualche voto del popolo dei “né né”, così sembra pensarla il leader del Pd, Enrico Letta: “Io sono convinto che il 21 arriveremo in Parlamento, al Senato prima e il 22 alla Camera, e sono convinto che la maggioranza si ricompatterà su un testo che sarà un testo che condivideremo con il Governo. Credo – ha continuato – che tutti abbiamo la stessa ambizione oggi, ed è quella di un’Italia che sia insieme a tutta l’Europa determinante per riuscire a obbligare la Russia a fermarsi e far sì che si riesca ad arrivare alla pace. Non credo che nessuno voglia assumersi la responsabilità di rotture che in questo momento sarebbero negative. Quindi, il giorno 21 e il giorno 22 sarà una prova importante – ha aggiunto il segretario dem – ma sono convinto che ognuno farà la sua parte con responsabilità come tentiamo di fare noi. È naturale che in Parlamento si discuta per trovare un’intesa”.

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