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I nazional-bolscevichi russi: “Attentato eseguito dallo Stato islamico ma i mandanti stanno in Ucraina”

Il coordinatore del partito fondato da Eduard Limonov: "A Mosca non prevale la paura, nei momenti più difficili il popolo è capace di unità"

Pubblicato:25-03-2024 16:26
Ultimo aggiornamento:25-03-2024 16:29

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ROMA – “Nei momenti storici più difficili la società russa si dimostra sempre capace di unità” scandisce Mikhail Aksel, 27 anni, coordinatore dei partito dei nazional-bolscevichi che fu dello scrittore e dissidente Eduard Limonov. In un’intervista con l’agenzia Dire, dopo gli almeno 137 morti dell’attentato alla sala concerti Crocus City Hall, è su questo che insiste il militante.

“NON PREVALE LA PAURA MA IL DESIDERIO DI AIUTARE”

“A prevalere in questi giorni tragici non è stata la paura, ma l’unità e il desiderio di aiutare” evidenzia Aksel: “Già sabato mattina c’erano lunghe code nei centri per le donazioni di sangue, mentre le associazioni di volontariato garantivano assistenza psicologica gratuita; ancora oggi poi tante persone continuano a portare fiori di fronte all’ingresso della Crocus City Hall per commemorare i defunti”. Nell’intervista si parla anche di responsabilità, tutte da accertare. C’è una rivendicazione del gruppo Stato islamico e c’è poi la pista ucraina accreditata dai servizi di sicurezza russi e dallo stesso presidente Vladimir Putin. “Qui a Mosca tanti sono convinti che Kiev abbia partecipato alla preparazione dell’attentato e che i terroristi arrestati siano stati solo gli autori materiali” dice Aksel. “Anche io la penso così”.

UNA RIVENDICAZIONE NON BASTA

E la rivendicazione dello Stato islamico? “Credo che abbia colpito insieme con l’Ucraina” risponde il coordinatore dei nazional-bolscevichi. “Kiev ha agito come mandante e organizzatore dell’attentato, mentre lo Stato islamico è stato l’esecutore, che voleva ricordare al mondo di esistere ancora”. Secondo Aksel, “per l’Ucraina una modalità del genere ha il vantaggio di permettere di colpire senza perdere la faccia di fronte ai Paesi occidentali”.


RIBELLI NEL NOME DI EDUARD LIMONOV

Limonov, all’anagrafe Savenko, eroe della biografia romanzata firmata dallo scrittore francese Emmanuel Carrere, fu icona della contro-cultura, sovietico e libertario, anti-capitalista e provocatore. I suoi nazional-bolscevichi, nati dalla protesta contro le privatizzazioni predatorie post-Urss, sono divenuti fuorilegge nel 2007. Allora, per continuare a esistere, hanno dovuto cambiare nome: adesso si chiamano Altra Russia ma conservano il richiamo a Limonov e pure alla “limonka”, la bomba a mano che resta il loro simbolo.
Sulla campagna militare in Ucraina, dal 2022 e anzi già prima, dal 2014, hanno appoggiato Putin. Alcuni esponenti del partito sono andati a combattere in Donbass per difendere russi maltrattati, o che credono tali, e per rivendicare territori sottratti alla Grande Russia.

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