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Venezia 80, ‘El Paraiso’ di Artale tra dipendenze e salsa

L'idea del film è partita dal protagonista Edoardo Pesce: "Ma non è una storia autobiografica"

Pubblicato:03-09-2023 19:33
Ultimo aggiornamento:03-09-2023 19:33

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LIDO DI VENEZIA – Enrico Maria Artale torna in Concorso nella sezione ‘Orizzonti’ della Mostra del Cinema di Venezia con ‘El Paraiso’, dopo ‘Il terzo tempo’ (opera prima del regista). “Rispetto al primo film, questo mi rappresenta di più, è una storia più personale”, ha raccontato il regista e sceneggiatore. La storia nasce da un’idea del protagonista Edoardo Pesce e racconta di Julio Cesar, quasi 40 anni, che non riesce a emanciparsi dalla figura della madre. “Non è autobiografico, ho un ottimo rapporto con mia madre, che non è lo stereotipo della classica mamma italiana”, ha detto Pesce.

L’attore è Julio Cesar, che vive una relazione morbosa con la madre (l’attrice colombiana Margarita Rosa De Francisco). I due condividono: l’aria, una casetta sul mare, una barchetta (che si chiama ‘El paraiso’), tanti ricordi, la passione per le serata di salsa e pochi soldi, che guadagnano collaborando all’attività di uno spacciatore della zona (Gabriel Montesi). Un’esistenza ai margini vissuta con amore, al tempo stesso simbiotica e opprimente, il cui equilibrio precario rischia di andare in crisi con l’arrivo di Ines (Maria Del Rosario), giovane ragazza colombiana reduce dal suo primo viaggio come ‘mula’ della cocaina. Tra desiderio e gelosia la situazione precipita rapidamente, al punto che Julio si troverà a compiere un gesto estremo, in un viaggio doloroso che lo porterà per la prima volta nella sua terra di origine. “Nel film tutti i rapporti sono una proiezione di quello tra la madre e il figlio”, ha detto Artale. “Il Sud America mitologico da una parte, con il ballo, la musica e, anche la droga, che non mi interessava solo come metafora, ma anche come declinazione della dipendenza. Una categoria dell’animo che, alla fine, appartiene più o meno a tutti e che si può espletare in mille modi diversi, non soltanto attraverso le sostanze. Julio e la madre – ha proseguito il regista – sono cresciuti in un rapporto di dipendenza. Non mi interessavano gli aspetti criminali e pruriginosi della droga, ma qualcosa che registrasse questa continua alterazione degli umori, che può essere dovuta alle sostanze, agli ormoni, alle emozioni. Il fatto che fossero degli umori molto variabili, lo trovavo produttivo drammaturgicamente per il film e anche molto contemporaneo, perché andiamo verso una realtà in cui non esiste più la non-alterazione. La cocaina nella sua pervasività assoluta è anche metafora di questo”.

Il film si svolge tra Italia e Colombia, una mescolanza di colori, di culture e di lingue. “Per me è stata una sfida tremenda imparare l’italiano, ha dichiarato De Francisco. “La lingua era quello strumento che ci faceva avvicinare ai personaggi”, ha detto Montesi. Pesce, invece, per questo film ha imparato a ballare la salsa.


La conferenza è stata l’occasione per tornare sul dibattito aperto da Pierfrancesco Favino sulla scelta di far interpretare personaggi italiani ad attori stranieri. “Secondo me non c’è problema, io ho fatto il palermitano, impari il dialetto e vai sul set. L’aspetto fondamentale è dare caratterizzazione ed emozione al personaggio”, ha detto Pesce. A produrre il film Carla Altieri e Roberto De Paolis per Young Films, Matteo Rovere e Andrea Paris per Ascent Film in collaborazione Rai Cinema. “È importante continuare a investire anche sul cinema indipendente e sui giovani autori, in un momento in cui i film italiani stanno ricostruendo un rapporto di empatia con il pubblico, e sappiamo che non è semplice”, ha sottolineato Rovere.

‘El paraiso’ arriva nel 2024 nelle sale italiane con I Wonder Pictures.

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