NEWS:

La mappa del potere di Putin sullo sport: ecco le “sue” federazioni

Tramite la sua rete di oligarchi, la Russia ha acquisito posizioni di potere in molte discipline. Ma la guerra in Ucraina sta sgretolando il castello di cemento armato

Pubblicato:03-03-2022 16:28
Ultimo aggiornamento:03-03-2022 16:28

belgorod
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Quando il Comitato Olimpico Internazionale ha pubblicamente indicato la via alle federazioni sportive mondiali la palla è passata a loro: “bannare” atleti, squadre e funzionari russi e bielorussi da tutte le competizioni internazionali. Un passo formale molto delicato, che ha di fatto rotto – forzato – la geografia del potere della Russia sullo sport mondiale. Una rete faticosamente costruita da Putin e dai suoi oligarchi.

LEGGI ANCHE: Atleti di Russia e Bielorussia esclusi dalle Paralimpiadi. Il Cremlino: “Una vergogna”

La Frankfurter Allgemeine ha provato a ricostruirla annodando almeno i tentacoli più evidenti del Cremlino sulle organizzazioni sportive. A cominciare da Umar Kremlev, presidente della International Boxing Federation (Iba): “è stato eletto nel 2020 dopo aver promesso agli affiliati misure di sostegno da un milione di dollari (infrangendo le regole elettorali)”. Poi c’è Igor Levitin, presidente della European Table Tennis Association dal 2020, un multimilionario nel settore edile dal 2013 parte della cerchia ristretta di Putin come suo consigliere. E Vladimir Lissin, presidente della International Shooting Federation (Issf) con sede a Monaco di Baviera dal 2018, in precedenza anche presidente della European Shooting Association (Esc) prima che Alexander Ratner, un russo con passaporto tedesco, subentrasse.


L’influenza dello stato russo è tangibile anche nel wrestling – racconta il giornale tedesco – dove l’amico di Putin Mikhail Mamiashvili è vicepresidente dell’Unione internazionale (Uww). Il presidente, il serbo Nenad Lalovic (che dal 2015 è anche membro del Comitato Esecutivo del Cio) ha ottimi rapporti con la Russia: sua figlia ha lavorato per Gazprom a Belgrado e ora è impiegata nella Federazione Internazionale di Scherma. Ai Giochi Olimpici del 2014 a Sochi, Lalovic ha cerimoniosamente consegnato a Putin una collana d’oro, il più alto riconoscimento dell’associazione di wrestling, per i suoi servizi alla lotta olimpica.

Putin come tutti sanno è un judoka. Arkady Rotenberg, un altro oligarca e amico di lunga data del presidente, ha fatto fortuna con affidamenti governativi diretti (ad esempio per costruire il ponte di Crimea). Rotenberg è membro del Comitato Esecutivo della International Judo Federation (Ijf) dal 2013. Il presidente della Ijf, il rumeno Marius Vizer, è stato massicciamente finanziato da Putin quando è stato eletto nel 2007. Ora la federazione è stata costretta a ritirare la presidenza onoraria di Putin.

E ancora: Vasily Titov, membro esecutivo della Federazione internazionale di ginnastica (Fig) e Igor Makarov, che fa parte dell’Esecutivo dell’Unione ciclistica internazionale (Uci) dal 2011. Makarov è anche un oligarca, è diventato miliardario con la sua compagnia petrolifera e del gas.

Poi c’è il calcio. E il ruolo di “soft power” dettato dalla compagnia energetica statale Gazprom. Per dieci anni Gazprom è stato partner della Champions League e di altre competizioni Uefa. Uno degli amici più longevi di Putin, Alexander Dyukov, è presidente di lunga data dello Zenit San Pietroburgo, il club di Putin, presidente della Federcalcio russa (Rfu) dal 2019, e membro del Comitato Esecutivo Uefa dallo scorso anno. “Kremlev – scrive la Faz – ha saldato il debito della International Boxing Federation perché Gazprom ha pagato il conto. Gazprom sponsorizza anche i Campionati Europei Giovanili di Tennistavolo organizzati da Lewitin. Oltre a Usmanov, anche Dyukov ha fatto carriera a Gazprom”.

Un caso a parte – perché macroscopico – è Alisher Usmanov. Magnate orgogliosamente vicinissimo a Putin, destinatario in queste ore di sanzioni dell’Unione europea (gli hanno appena sequestrato il megayacht che trionfava ogni estate al largo della Costa Smeralda). 68 anni, origine uzbeke, ha un patrimonio stimato di 19,3 miliardi di dollari secondo Bloomberg Billionaires Index (14,3 miliardi di dollari per Forbes). Vanta investimenti più o meno evidenti anche nel calcio inglese (Arsenal ed Everton) e dal 2008 era presidente della Federazione internazionale della scherma. Si è dimesso pochi giorni fa protestando contro “le ingiuste sanzioni”. Era tutto lì, sotto gli occhi di tutti. La guerra in Ucraina sta sgretolando, almeno apparentemente, un castello di cemento armato.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it