BARI – “La comunità tarantina, dai vari livelli istituzionali al singolo cittadino, è ancora una volta scossa per le vicende legate al caso ex Ilva. È l’ora della responsabilità a livello personale e a livello comunitario: Taranto continua a portare incisa nel suo corpo la ferita ancora aperta di una città bella ma segnata e sofferente”. Lo sostiene l’arcivescovo metropolita di Taranto, monsignor Filippo Santoro, che così interviene sulle ultime vicende legate alla gestione del siderurgico ionico a cui lo Stato concede un altro prestito da 680 milioni di euro per salvare Acciaierie di Italia.
“Chiediamo allora che il sacrificio della nostra terra e dei suoi abitanti diventi davvero e finalmente occasione propizia per una nuova umanità, capace di vivere fino in fondo la responsabilità di ciò che le è affidato, senza ricorrere a ciniche e ingiustificabili scorciatoie”, aggiunge Santoro evidenziando che “in questi giorni di contrapposizione, chi ha la responsabilità di soppesare le sue scelte, bilanciando i diversi interessi in campo, non dimentichi qual è la vera posta in gioco tra le ragioni della vita e quelle del profitto. Pertanto, i decisori politici ascoltino la voce di una comunità che in tanti anni molto ha imparato attraverso questa esperienza di dolore e sofferenza, diventando mirabile esempio di una cittadinanza attiva e competente”.
“Si lascino aperte le porte del dialogo perché è questo l’unico farmaco capace di riattivare legami spezzati e di riaccendere la speranza – conclude l’arcivescovo – Non si sprechi questa opportunità con banali tatticismi o giochi di parole. Lo si faccia per amore del bene comune, ma soprattutto per la serenità del proprio cuore”.
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