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Grandine, frane e bombe d’acqua: Emilia-Romagna sferzata

Sono 1,2 milioni le famiglie a rischio all’alluvione in Emilia-Romagna che si classifica come la regione con la maggiore pericolosità

Pubblicato:29-05-2019 08:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:20
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BOLGONA – Sono 1,2 milioni le famiglie a rischio all’alluvione in Emilia-Romagna che si classifica come la regione con la maggiore pericolosità. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ispra divulgata in occasione dell’allerta rossa per rischio esondazioni e frane sulla pianura centrale dell’Emilia-Romagna.

Una emergenza che ha già provocato, per la pioggia intensa e le esondazioni, allagamenti nelle campagne e delle abitazioni rurali con aziende isolate e danni alle coltivazioni per milioni di euro, secondo le prime stime della Coldiretti. Difficoltà sono segnalate lungo tutto il bacino del Po a partire da Piacenza dove è caduta anche la grandine anche sui vigneti mentre in provincia di Reggio sono segnalate frane e nel ferrarese si soffrono le conseguenze della bomba d’acqua che ha colpito anche la provincia di Rovigo.

Il pericolo di alluvioni o frane interessa ben il 91,1% dei comuni italiani (7.275) ma la percentuale sale al 100% per Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata, Calabria e Val d’Aosta. Abruzzo e Lazio hanno rispettivamente il 99,7% e il 98,7% dei centri a rischio, mentre il Piemonte si “ferma” al 94,7%, ma sopra quota 90% ci sono anche Campania, Sicilia e Trentino Alto Adige. L’ultima ondata di maltempo di maggio aggrava il bilancio dei danni nelle campagne in una primavera segnata da precipitazioni eccezionali in una fase particolarmente delicato per l’agricoltura con le semine, le verdure e gli ortaggi in campo, le piante che iniziano a fare i primi frutti.


L’anomalia climatica si fa sentire lungo tutta la Penisola dove si è verificata una vera strage per verdure, cereali e frutta con danni a vigneti, agrumeti, oliveti, fragole, albicocche, ciliegie, pesche e cocomeri ma anche del fieno necessario per l’alimentazione degli animali. I cambiamenti climatici, evidenzia Coldiretti, si abbattono su un territorio reso fragile dal consumo di suolo con l’abbandono delle campagne e la cementificazione che solo nell’ultimo anno hanno causato la scomparsa di 100.000 ettari di terra coltivata, pari alla superficie di 150.000 campi da calcio, dopo che negli ultimi 25 anni era già sparito il 28% delle campagne.

L’erosione di territorio agricolo a beneficio di asfalto, edifici e capannoni causa il fenomeno dell’impermeabilizzazione del terreno che non riesce ad assorbire l’acqua aumentando il rischio di inondazioni. Su un territorio indebolito si abbattono infatti gli effetti di una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali e bombe d’acqua i cui effetti si fanno sempre più devastanti, conclude la Coldiretti.

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