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VIDEO | Malocclusioni, Asio fa un vademecum per i pediatri

I segnali vanno colti in modo precoce e bisogna subito mandare il bambino da uno specialista, senza aspettare che cadano i denti da latte: Asio mette in allerta i pediatri

Pubblicato:28-11-2019 13:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:40

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ROMA – L’Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio) è in prima linea sull’educazione dei pediatri sul tema delle malocclusioni. L’Asio ha lanciato, infatti, un ‘Progetto educativo per i pediatri’. “Abbiamo sviluppato un Vademecum che regaleremo a tutti i nostri soci al Congresso. Ogni socio dovrà poi darlo ai pediatri di riferimento”. A dirlo è Cesare Luzi, presidente Asio, in una videointervista della Dire.

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“La visita va fatta anche prima di cambiare i denti”

Il Vademecum ortodontico e le schede sulle malocclusioni, che descrivono le principali patologie ortodontiche, sono contenute in “un booklet, un libricino, per i pediatri in cui spieghiamo il perché un paziente vada riferito ad uno specialista in Ortodonzia. Illustriamo tutti i segni e i sintomi che il pediatra dovrebbe vedere e che sono di nostra pertinenza”, precisa Luzi. Sotto la lente di ingrandimento saranno poste, allora, la respirazione orale, le abitudini viziate, il morso aperto, il morso incrociato e così via. “Quando il pediatra vedrà questi segni o sintomi in un paziente- chiarisce il presidente Asio- dovrebbe riferirlo a uno specialista in Ortodonzia. Purtroppo molti pediatri ancora pensano che finché un bambino non cambi i denti non debba farsi visitare dal dentista o dall’ortodontista. Così come- aggiunge- ancora molti pediatri non hanno chiaro chi sia lo specialista in Ortodonzia, tanto che quando i pazienti cambiano tutti i denti li mandano dal dentista. Non è così- assicura il presidente Asio- noi li stiamo educando sul fatto che esistono gli specialisti in Ortodonzia e che le prime visite vanno fatte presto perché non dipende dai denti che hanno cambiato, ma dal tipo di malocclusione e se l’intervento va fatto precocemente o tardivamente. Ecco perché siamo strettamente legati a doppio filo con i pediatri- conclude Luzi- ma vorremmo esserlo sempre di più”.


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