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La prima visita dal dentista? Tra i 4 e i 7 anni

Intervista a Cesare Luzi, presidente dell'Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio)

Pubblicato:28-11-2019 11:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:40

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ROMA – Tutte le associazioni di specialisti a livello mondiale, e tra queste anche l’Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio), consigliano la prima visita odontoiatrica nei bambini tra i 4 e i 7 anni.

“Ci sono alcune malocclusioni e problematiche che, se trattate presto, rispondono benissimo. Non significa che tutti i pazienti debbano avere l’apparecchio in bocca tra i 4 e 7 anni, ma che lo specialista possa diagnosticare la presenza di una problematica e valutare se sia giusto trattarla precocemente”. Lo chiarisce Cesare Luzi, presidente Asio, in una videointervista della Dire.

“Siamo di fronte a un’evidenza scientifica su base mondiale che ci permette di affermare con certezza che alcune malocclusioni – ad esempio le asimmetrie particolari come i morsi crociati monolaterali o anteriori, i disordini dell’eruzione e le abitudini viziate – se sono intercettate precocemente generano uno scenario clinico maggiormente affrontabile con risultati ottimali in un secondo momento, rispetto al lasciar correre tutto per poi trovarsi in difficoltà più avanti”. 


Le terapie precoci sono definite intercettive e non correttive. “Significa intercettare il problema e ridurne l’entità- chiarisce l’esperto- per porre le basi di un intervento semplice e agevole da eseguire in un momento successivo, quando il bambino cresce e cambia i denti, così da avere risultati ottimali. In alcune forme di malocclusioni più gravi- avvisa l’ortodontista- se non si interviene intercettandole precocemente si potrà correggerle fino a un certo punto. Se si interviene successivamente si raggiungerà un compromesso, ma non una soluzione ideale”. 

Tra le abitudini viziate rientra l’uso prolungato del ciuccio. “Tra i 6 mesi i 2 anni di età si completa la dentatura decidua. Un bambino a 2 anni ha già tutti i 20 denti da latte che devono essere trattati come quelli permanenti: vanno spazzolati, puliti e curati perché possono cariarsi e ammalarsi. Inoltre- sottolinea Luzi- all’età di due anni una noxa patogena progressiva sui denti, come l’uso di un ciuccio a tempo pieno, di un dito o di una qualsiasi altra abitudine, può spostare l’equilibrio della bocca, spostare i denti, creando in alcuni casi una problematica come il morso aperto anteriore– ricorda l’ortodontista- che è il classico segno di un’abitudine viziata da interposizione di oggetto tra le arcate. A volte, se questa viene interrotta, può non servire l’apparecchio, ma per risolvere il problema sarà necessario un buon consiglio, un po’ di psicologia. Rimuovere un’abitudine generalmente è la cura migliore che si possa fare per evitare lo sviluppo di una malocclusione successiva”. 

Il ciuccio non è un pericolo fino ai 2-3 anni d’età. “Potremmo dire che fino a quel momento è quasi fisiologico- aggiunge Luzi- perché aiuta a gestire tutta una serie di problemi di altro tipo”. Tuttavia “i pazienti che prolungano molto l’uso del ciuccio trasformandolo in altre abitudini, arrivano già a 7-8 anni con malocclusioni anche importanti”. Per questo motivo visitare i bambini tra i 4 e i 7 anni è necessario perché “trattare un paziente in età evolutiva consente di influire sulla sua crescita rieducando funzionalmente una bocca e spostando addirittura dei segmenti ossei. Le basi ossee su cui sono appoggiati i denti possono essere modificate nella loro forma, posizione e struttura con delle terapie fatte precocemente”, ribadisce il presidente Asio. Sull’età giusta per mettere un apparecchio, Luzi precisa che “quando c’è un’indicazione a una terapia intercettava lo si mette anche subito”. Bisogna chiarire che sono tantissimi i tipi di apparecchio, ci sono quelli mobili, gli espansori del palato, gli apparecchi funzionali o quelli che lavorano sulle abitudini viziate. Di sicuro “in età pediatrica l’osso risponde, le suture non sono ancora chiuse e la rieducazione muscolare è sostanzialmente semplice. La risposta biologica è, quindi, ottimale nel paziente pediatrico, ma solo alcuni trattamenti vanno fatti presto, specialmente quelli rivolti a lavorare sulla base ossea o sulla funzione muscolare. Ad esempio, risponde benissimo l’espansione del palato perché la sutura è ancora modificabile, aperta- evidenzia il presidente Asio- cosa che invece risulterà quasi impossibile dall’adolescenza in poi, se non con trattamenti molto più cruenti e a volte con l’ausilio del chirurgo”. 

Sull’allineamento dentale bisogna, invece, intervenire quando si cambiano i denti. “La fase correttiva che segue quella intercettiva si fa generalmente alle medie o all’inizio del liceo. Una dentatura permanente l’abbiamo intorno agli 11-12 anni, a volte un po’ prima e a volte più tardi verso i quattordici a seconda del soggetto, però l’apparecchio classico correttivo – che oggi può essere anche estetico – meglio metterlo alle medie che non al liceo semplicemente perché e più tollerato. Il momento migliore è intercettarli presto, alle elementari, correggerli definitivamente alle medie quando cambiano tutti i denti e cercare di liberarmi per il liceo- conclude Luzi- così vivono l’adolescenza già con un bel sorriso e senza pensieri rivolti all’ortodontista”.

40% BIMBI FINO A 12 ANNI HA DENTI CARIATI

In Italia oltre il 40% dei bambini fino ai 12 anni presenta carie dentali. “Si tratta di denti da latte principalmente, in particolare i molaretti da latte che hanno una superficie masticante come un molare e dei solchi che, se non protetti da una buona igiene orale, rischiano di cariarsi”, prosegue il presidente dell’Associazione specialisti italiani ortodonzia (Asio).

“A 6 anni si iniziano a vedere anche i primi molari permanenti, che sono l’altra zona fortemente a rischio. Quando il paziente non spazzola bene o ha una predisposizione genetica – magari in famiglia qualcuno ha avuto diverse carie in passato – in molti dei nostri studi interveniamo sui denti permanenti, sui primi molari, con delle resine protettive che si chiamano sigillatore e servono per proteggerli dall’attacco batterico delle carie. Non è un’alternativa a una buona igiene orale, che nella prevenzione resta il primo punto importante da spiegare ai pazienti”, ricorda Luzi. 

È importante, però, utilizzare i prodotti giusti già a partire dalla dentatura decidua: “Lo spazzolino e il dentifricio pediatrico aiutano a tenere una perfetta igiene orale, la miglior soluzione a qualsiasi tipo di problema. Nei primi mesi e con i primi dentini- continua il presidente Asio- inizierà la mamma che li strofinerà mettendosi un po’ di dentifricio pediatrico sul dito senza l’utilizzo di spazzolini. A 2-3 anni iniziano a esserci gli spazzolini pediatrici con le testine piccole e i dentifrici con un gusto più accettabile per i bambini. Hanno una concentrazione di fluoro minore, poi col progredire dell’età e l’arrivo dei denti permanenti a 12 anni un paziente è considerato quasi adulto e dovrà utilizzare uno spazzolino e un dentifricio che possono essere quelli dell’adulto”.

Lo scovolino “per noi ortodontisti è un bene prezioso- assicura Luzi- perché con gli apparecchi fissi la prima informazione che diamo al paziente è che si incastrerà molto più cibo dopo l’alimentazione. Quindi sarà necessario prestare ancora più attenzione all’igiene orale se si è portatori di apparecchi fissi. Diamo un kit al paziente che contiene lo spazzolino, il dentifricio, la cera protettiva e lo scovolino che deve essere passato tra un attacco e l’altro, dietro il filo ortodontico”. Sull’uso dei collutori, attenzione a quelli che hanno la clorexidina, principio attivo utilizzato principalmente in chirurgia orale. “Se viene utilizzato in maniera eccessiva, non bene, rischia di macchiare i denti e la lingua. È importante fare sempre attenzione- conclude il presidente Asio- alle istruzioni del dentista”.

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