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Re David: “Si rischia il disimpegno di Fca dall’Italia. Il governo si interessi”

La segretaria generale della Fiom-Cgil: "Gli imprenditori pensano agli interessi dlele imprese, urge un intervento dello Stato"

Pubblicato:28-09-2021 18:13
Ultimo aggiornamento:28-09-2021 18:14

FRANCESCA RE DAVID SEGRETARIA FIOM
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ROMA – “Vediamo il rischio che ci sia un disimpegno di Fca dall’Italia. Abbiamo spinto molto perchè il governo se ne interessi. Fca non ha fatto alcuna innovazione sui motori e la fusione con Psa non è certo avvenuta in una condizione di forza. Abbiamo dei segnali molto preoccupanti” dice Francesca Re David, leader Fiom-Cgil, nel corso di una videointervista alla Dire.

Occorre chiedere al produttore di auto che intende fare per riempire gli stabilimenti– continua- visto che ora sono vuoti. Andremo al tavolo con il governo e ci aspettiamo di avere risposte concrete”. Dubbi nati sull’onda della vicenda dei licenziamenti Gkn, azienda che lavora quasi esclusivamente per Fca. “La Gkn sta lavorando molto per Fca come la Giannetti Ruote per Cnh. Queste aziende – prosegue Re David- erano piene di commesse e hanno saputo dell’intenzione dei fondi di chiudere esattamente come l’hanno saputo i lavoratori, cioè all’ultimo secondo. Noi chiediamo che il governo salvaguardi i siti di produzione– sottolinea- non che ne accompagni la chiusura, questo paese senza automotive perde di valore”.

A questo punto urge l’intervento dello Stato: “Come dimostrano gli ultimi anni, gli imprenditori fanno gli interessi dell’impresa. Per fare gli interessi del Paese ci vuole qualcuno che tenga presente gli interessi dell’impresa, dei lavoratori e della cittadinanza. Gli imprenditori stanno crescendo, ma le assunzioni sono tutte precarie, quindi non c’è un particolare impegno” dice ancora Francesca Re David, leader Fiom, intervistata dall’agenzia Dire. “Noi pensiamo che l’Italia negli ultimi 20 anni abbia preso un’ubriacatura di mercato più forte che in tutta Europa e in America“. Negli Stati Uniti, infatti, “un ruolo importante sull’innovazione lo giocano i fondi pubblici, mentre in Italia siamo in una situazione di debolezza estrema”. Lo Stato, insiste, “può aiutare anche attraverso le partecipate che sono le aziende che vanno meglio e che possono rafforzare la struttura industriale del Paese. Ci vuole una capacità progettuale e quindi c’è bisogno dello Stato– conclude- che però non si deve comportare peggio dei padroni, come sta succedendo in Alitalia“.


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