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VIDEO | La carenza del mondo di oggi? “L’immaginazione”

La psicoterapeuta Di Renzo: "Andiamo in terapia a qualunque età perché non riusciamo più a immaginare nuovi percorsi"

Pubblicato:27-10-2019 15:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:53
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ROMA – “La carenza più importante del mondo attuale è immaginativa. Andiamo in terapia a qualunque età perché non riusciamo più a immaginare nuovi percorsi”. A dirlo è Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell’età evolutiva e responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), al seminario nazionale su ‘La narrazione scritta, grafica e plastica dei vissuti delle tecniche della psicoterapia’.

“Il lavoro terapeutico punta a rimettere in moto, attraverso gli elementi presenti che possano essere sensoriali, di pensiero razionalizzante o altri- spiega la specialista- quel meccanismo immaginativo unico a consentire il passaggio e l’integrazione tra il mondo emotivo e quello cognitivo. Solo così la cognizione può trovare una sua radice reale e quindi amplificarsi”.

Intervenendo poi sul confine tra psicopatologia e arte, la psicoanalista junghiana chiarisce che “a volte è molto labile e bisogna avere una buona conoscenza psicopatologica per andare oltre una lettura sintomatica e leggere le potenzialità insite”. Spesso nelle narrazioni grafiche portate dai pazienti emerge un elemento che si ripete. “Nei disegni di un bambino con una pregressa diagnosi di autismo e un reale talento artistico emergeva la ripetizione della figura di una casa- racconta Di Renzo- che deve essere intesa come elemento rassicurante. Rappresenta sia un suo modo di proteggersi da quel contenuto simbolico, che un tentativo di entrarci sempre più dentro”. La ripetitività di alcuni elementi nei disegni può indicare, infatti, la strada di un trattamento terapeutico. “Non sempre la regressione significa solo psicopatologia- sottolinea Di Renzo- a volte la regressione può essere a servizio di un ulteriore trasformazione. In un momento critico del percorso di questo bambino è stato necessario proprio riandare a prendere gli elementi del passato per ritrovare una nuova prospettiva”. La psicoanalista lancia, infine, un avvertimento: “Non tutte le produzioni sono necessariamente artistiche. Noi leggiamo i prodotti grafici come delle narrazioni dell’inconscio che accompagnano, e a volte anticipano, quelle che saranno le narrazioni della coscienza. Sicuramente le rendono di più ampio respiro. Noi abbiamo una storia dell’inconscio che si presentifica attraverso le immagini- conclude la terapeuta- e una storia della coscienza che si costruisce intorno a queste immagini“.


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