NEWS:

‘Selfie dismorfia’, quando l’ossessione per la perfezione diventa un disturbo

Il chirurgo plastico a Le Iene: "Il 25% degli affetti ricorre alla chirurgia ma non ha difetti"

Pubblicato:05-10-2022 14:42
Ultimo aggiornamento:05-10-2022 14:42
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Vite perfette e facce senza difetti: è la realtà a cui ci hanno abituato i social network e che molti utenti cercano di imitare. Una vera e propria ossessione per la perfezione che, nelle situazioni più gravi, può portare a un disturbo: la dismorfofobia o dismorfismo corporeo, catalogato dal manuale DSM-5 tra i disturbi ossessivo-compulsivi. Se ne è parlato ieri sera alla trasmissione le Iene, dove la psicoterapeuta Ilaria Merici, intervistata da Belen Rodriguez, ha puntualizzato che “lo strumento (dei social network, ndr) va a incontrare una fragilità che la persona già ha su certi temi legati al corpo e non soltanto”.
In sostanza, spiega la psicologa, l’esposizione costante di sé incoraggiata dai social può aggravare nella persona una “insicurezza che parte dall’immagine, perché è il dato visivo più evidente”, ma si estende poi nelle relazioni sociali.

Si crea così un circolo vizioso di insicurezze intensificate dai social, tanto che questi disturbi sono spesso definiti come ‘Snapchat dismorfia’, ‘Selfie dismorfia’ o ‘Filter dismorfia’. In effetti, ha raccontato il chirurgo plastico Erik Geiger, “vent’anni fa le persone arrivavano nel mio studio con il ritaglio di giornale, oggi di solito con foto proprie già ritoccate con i filtri. È un aspetto pericolosissimo”, avvisa il medico. Inoltre, ha aggiunto Geiger, “il 76% delle persone affette da questo disturbo non è in terapia né con uno psicologo né con uno psichiatra. E circa i 25% di questi pensa di risolvere il problema con un chirurgo estetico. Ma la cosa incredibile è che spesso queste persone il difetto da cui sono ossessionate non ce l’hanno”, ha concluso.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it