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Marubo (Univaja): “Sugli omicidi in Amazzonia non s’indaga”

Intervista all'avvocato della Univaja sugli omicidi del giornalista Dom Phillips e dell'esperto di popoli nativi Bruno Pereira

Pubblicato:27-01-2023 17:43
Ultimo aggiornamento:27-01-2023 17:43
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ROMA – “Nulla è cambiato e nulla si muove” nel caso degli omicidi del giornalista Dom Phillips e dell’esperto di popoli nativi Bruno Pereira, uccisi nell’Amazzonia brasiliana l’anno scorso. “Già avevamo detto che il mandante era l’uomo individuato come tale dalla polizia, il boss noto come ‘Colombia’: lo stesso Pereira, prima di morire, aveva prodotto prove a riguardo. Semplicemente non hanno fatto indagini su chi c’è davvero dietro”. A parlare con l’agenzia Dire è Eliesio Marubo, avvocato della Uniao dos Povos Indígenas do Vale do Javari (Univaja), organizzazione che rappresenta sei popoli nativi e le comunità che non hanno mai avuto contatti costanti con la società che vivono nella Vale do Javari, “terra indigena”, come le definisce lo Stato brasiliano, situata nello Stato occidentale di Amazonas e in una delle aree meno accessibili della foresta pluviale più grande del mondo.

Nel giugno 2022 in questa zona dell’Amazzonia, che si estende lungo il corso del fiume Javari e che si trova a poca distanza dai confini con il Perù e anche con la Colombia, Pereira e Phillips, il primo esperto indigenista, il secondo giornalista freelance britannico e storico collaboratore del Guardian da anni residente in Brasile, sono stati uccisi mentre facevano ricerche sulle attività dei pescatori locali. L’Univaja ha guidato le ricerche dei due uomini, inizialmente dati per scomparsi, e da allora segue il caso e sostiene le famiglie del ricercatore e del cronista, anche tramite una raccolta fondi continua. Mercoledì la polizia brasiliana ha annunciato di aver individuato in Ruben Dario da Silva Villar detto Colombia il mandante dell’omicidio, per il quale erano già stati arrestati quattro pescatori. L’uomo, cittadino del Paese che gli è valso il soprannome ma con documenti falsi brasiliani e peruviani, è stato definito dalla polizia “leader e finanziatore di un’associazione criminale dedita alla pesca illegale nella regione di Vale do Javari, responsabile della vendita di grandi quantità di pesce che veniva esportato nei Paesi vicini”.

IL DOCUMENTO DELL’UNIVAJA

“Le forze dell’ordine non sono giunte ad alcuna conclusione nuova”, denuncia all’agenzia Dire Marubo. “Da tempo dicevamo che Colombia era il mandante dell’omicidio e che fosse dedito ad attività criminali”. Secondo noi, prosegue l’avvocato, “le indagini dovrebbero concentrarsi sul sistema criminale che opera nella Vale do Javari, su chi lo finanzia e gestisce e su chi pratica le attività illegali. Colombia e le persone arrestate sono parte di una catena più grande, come lo stesso Pereira aveva già denunciato”. Giorni dopo la morte dei due uomini Univaja ha pubblicato un documento nel quale accusava la polizia federale di aver ignorato mesi di informazioni qualificate raccolte dall’organizzazione sull’operato della rete criminale che è stata poi accusata per l’omicidio. Univaja ha inoltre sempre evidenziato Pereira, ex responsabile per i popoli non contattati della Fundacao Nacional do Índio (Funai), governativa, fosse oggetto di minacce da parte dei gruppi criminali che operano nella Vale do Javari, terra isolata e di confine e ritenuta pertanto crocevia di traffici criminali internazionali. Nel 2019 il ricercatore è stato rimosso dall’incarico dall’amministrazione dell’ex presidente Jair Bolsonaro, in modo controverso secondo le ricostruzioni di media brasiliani.


Gli sviluppi nel caso del duplice omicidio, che appunto secondo Marubo sono in realtà dei “non sviluppi”, avvengono mentre i media internazionali tornano a guardare con attenzione all’Amazzonia. In settimana il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha visitato con una nutrita delegazione governativa le terre del popolo nativo Yanomami, nello Stato settentrionale di Roraima. Il contesto è quello di una crisi sanitaria segnata da alti tassi di malnutrizione e da numerosi casi di malaria. Sempre in settimana il ministro della Giustizia, Flavio Dino, ha inviato alla polizia federale la richiesta di indagare per i crimini di “genocidio, omissione di aiuti e reati ambientali” contro gli Yanomami. Secondo Dino, non è escluso che l’inchiesta riguardi “agenti pubblici federali di ogni ordine e grado”.

NESSUNA ASPETTATIVA SUL GOVERNO DI LULA

Segnali di discontinuità rispetto al governo di Bolsonaro, già denunciato per genocidio alla Corte penale internazionale con sede all’Aia da una delle più grandi associazione di rappresentanza dei nativi del Brasile, la Articulacao dos Povos Indígenas do Brasil (Apib). Marubo resta ancorato ai fatti. “Non ho aspettative specifiche sul governo Lula”, dice, sottolineando che “si potranno dare giudizi solo una volta che le cose inizieranno a sistemarsi”. Il rappresentante di Univaja però aggiunge: “Un cambio c’è stato, questo sì: finalmente il governo dialoga, prima di questa possibilità di confronto non c’era traccia”.

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