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Una “Amazzonia” sull’Appennino: 500 miloni di alberi tra Emilia, Liguria e Toscana

Giovannelli (Mab Unesco): "Patrimonio da valorizzare di più"

Pubblicato:20-03-2024 19:42
Ultimo aggiornamento:20-03-2024 19:42

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REGGIO EMILIA- C’è una “Amazzonia” anche nella riserva di biosfera dell’Appennino tosco-emiliano. Nei 250.000 ettari di boschi che comprendono il 51% della sua superficie su tre regioni (Emilia-Romagna, Toscana e Liguria) si stimano infatti 500 milioni di alberi: circa 1.000 a persona. Lo segnala Fausto Giovannelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino e coordinatore della riserva “Mab” dell’Unesco. “La giornata mondiale delle foreste che ricorre il 21 marzo- spiega- fa pensare all’Amazzonia e alla perdita del manto forestale del pianeta. Ma anche qui in Appennino, abbiamo una nostra ‘Amazzonia’ oggi in gran parte in abbandono e in gran parte destinata ad una filiera di legna da bruciare e basta”.
Invece “è possibile fare molto di più con le foreste: sviluppare i servizi ecosistemici (come assorbimento di CO2 e riduzione del rischio idrogeologico, ndr) che gratuitamente offrono, ad esempio”, spiega ancora Giovannelli.
Oppure, incalza, “avviare migliori filiere produttive del legno a supporto dei settori mobili, arredamento ed edilizia”.

I progetti avviati dal Parco nazionale

In questo contesto, ricorda il presidente, “il Parco nazionale ha in corso progetti e azioni di rilievo: prima di tutto la piattaforma dei crediti di sostenibilità, che consente di misurare e mettere a fuoco e di valorizzare anche economicamente, i servizi ecosistemici che le foreste offrono e poi molti altri progetti che tendono a sviluppare e a migliorare le forme di coltivazione e anche di sfruttamento produttivo del bosco”. Ma si possono anche “sviluppare ricerche, tutela della biodiversità, selezione delle piante più resilienti e resistenti al cambiamento climatico”. Con queste attività, conclude Giovannelli, “si sviluppa anche una collaborazione tra il crinale e le città, tra imprese responsabili e le economie più povere dell’Appennino. Un’azione d’avanguardia non semplicissima da portare avanti, ma che sta dando risultati concreti”.


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