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No alla revoca del consenso da parte dell’uomo dopo la fecondazione, l’esperta: “Premiato l’impegno delle donne”

La sentenza della Corte costituzionale che ha tolto all'uomo la possibilità di revocare il consenso a fronte di embrioni criocongelati ha riaperto una possibilità di gravidanza per tante donne: ecco cosa raccontano da Centro di procreazione medicalmente assistita del San Filippo Neri

Pubblicato:25-07-2023 19:52
Ultimo aggiornamento:25-07-2023 19:52
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ROMA – “È una sentenza che aspettavamo da tempo, importante per l’impegno fisico e psichico delle donne e per l’embrione che non resta congelato per sempre”. Racconta alla Dire di una “grande commozione” in ambulatorio la ginecologa Arianna Pacchiarotti, specialista in Fisiopatologia della riproduzione umana e direttrice del Centro di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale San Filippo Neri di Roma, quando alcune donne, appresa l’importante decisione della Consulta, hanno iniziato a chiamare per potere riprendere il percorso che le porterà ad essere madri.

La Corte ha infatti stabilito che nel caso della procreazione medicalmente assistita l’uomo non può revocare il proprio consenso dopo la fecondazione dell’ovulo. È la storia di tante coppie che dopo il faticoso percorso si separano, “ci è successo anche poco prima del transfer dell’embrione” racconta la dottoressa che di storie così ne ha almeno una decina.
“Ci sono capitati casi in cui una coppia procedesse con la tecnica di secondo livello e il partner maschile alla fine rifiutasse di dare il proprio consenso al trasferimento per una separazione o un ripensamento. Questo ora sarà vietato e mi ha sorpreso che questo messaggio, comunque difficile, sia stato subito colto dalle pazienti. Donne che seguiamo da tantissimo tempo e alle quali abbiamo dovuto dare un supporto psicologico”, racconta.

È una sentenza che va a rafforzare e non a compromettere alcunché della legge 194, quella sull’interruzione di gravidanza, perchè va nella direzione di salvaguardare la volontà e i diritti delle donne. “Si affianca alla legge 194 perché, per l’atto sessuale come per l’inseminazione, l’uomo deve dare il consenso iniziale ma poi sta alla donna decidere di abortire o di andare avanti senza il veto del compagno o padre del concepito”.


Resta fuori al momento il caso dell’inseminazione post mortem, casi più rari ricorda Pacchiarotti: “Ma ora si apre uno spiraglio”. “Abbiamo ripreso appuntamento con queste donne, rinnoveremo i consensi informati e avranno tutto il diritto di trasferire i loro embrioni. Di tante conquiste- conclude la ginecologa- questa è la più commovente”.

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