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Colpo di Stato in Burkina Faso. Arrestato il presidente, sciolti Governo e Parlamento

I militari accusano il presidente Kaborè di aver fallito nell'obiettivo di riportare la sicurezza nel Paese, afflitto dalla presenza di gruppi armati ribelli

Pubblicato:24-01-2022 09:27
Ultimo aggiornamento:25-01-2022 10:30
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ROMA – Il Movimento patriottico per la salvaguardia e la restaurazione del Burkina Faso (Le Mouvement patriotique pour la sauvegarde et la restauration Mprs) annuncia la presa del potere: in un discorso tenuto davanti alle telecamere della tv di stato Rtb, il capitano Sidsoré Kader Ouedraogo ha confermato la deposizione del presidente Roch Marc Christian Kaboré, comunicando inoltre la sospensione della Costituzione, lo scioglimento del governo e dell’Assemblea nazionale, la chiusura delle frontiere aeree e terrestri e l’istituzione di un coprifuoco a partire dalle 21 alle 5 del mattino su tutto il territorio nazionale.

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Il tenente colonnello nel suo discorso, pronunciato alla presenza di altri alti esponenti dell’esercito, ha spiegato che il Movimento, guidato dal tenente colonnello Sandaogo Paul Henri Damiba, “riunisce tutte le componenti delle Forze armate” aggiungendo che “nella giornata di oggi ha stabilito che il mandato del presidente Kaboré è giunto al termine”.
I vertici dell’Mprs, organismo il cui nome figura per la prima volta sui media locali, ha motivato queste azioni con la necessità di riportare la sicurezza nel Paese, afflitto dalla presenza dei gruppi armati ribelli, un ambito in cui l’ormai ex capo di Stato avrebbe fallito. Poco prima dell’annuncio, il partito del governo Kaboré, il Movimento popolare per il progresso, ha denunciato che sia il presidente che un ministro sono sopravvissuti a un tentato omicidio.

L’annuncio dei militari giunge al termine di una giornata di agitazioni: sin dalla mattinata sono circolate notizie sull’arresto del presidente Kaboré assieme al presidente del Parlamento Alassane Sakande Bala e il primo ministro Lassina Zerbo. Il capo dello Stato sarebbe stato portato in una prigione militare di Ougadougu, ma in un messaggio rivolto alla nazione in cui ha invocato l’unità e il dialogo, Kaboré non ha fatto cenno alla sua condizione. L’Organizzazione economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas / Cedeao) in una nota aveva già condannato l’azione delle Forze armate e invocato il ritorno alla Repubblica e al confronto politico, nonché di garantire l’incolumità del capo del Governo.

IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE: “DIALOGHIAMO”

“La nostra nazione sta attraversando tempi difficili. In questo preciso momento, dobbiamo salvaguardare le nostre conquiste democratiche. Invito coloro che hanno preso le armi a deporle negli interessi superiori della nazione. È attraverso il dialogo e l’ascolto che dobbiamo risolvere i nostri contrasti”. Così su Twitter il presidente del Burkina Faso Christian Roch Kaboré agli esponenti delle forze armate che questa mattina lo avrebbero tratto in arresto dopo un fine settimana di scontri e ammutinamenti, stando almeno a quanto affermato da fonti militari rilanciate dai media locali e internazionali. Il capo dello Stato non ha fornito informazioni rispetto alle sue attuali condizioni, quindi non ha confermato né smentito la detenzione.

I disordini sono stati segnalati a partire dalla notte tra sabato e domenica in diverse caserme, sia a Kaya e a Ouahigouya, nel nord del Paese, che a Ouagadougou, in particolare nella base aerea e in quella di Sangoulé Lamizana. Nella capitale si erano verificati momenti di tensione e anche scontri, con l’utilizzo di gas lacrimogeni da parte della polizia, durante un corteo di protesta organizzato dal movimento Sauvons le Burkina per denunciare l’insicurezza diffusa. Alla vigilia, la manifestazione era stata vietata dal Comune della capitale, che aveva ricordato come in occasione di una precedente iniziativa di protesta a novembre erano rimaste ferite almeno dieci persone. Secondo le Nazioni Unite, negli ultimi anni incursioni di gruppi armati legati anche ad Al Qaida o allo Stato islamico hanno provocato migliaia di morti e costretto alla fuga circa un milione e 500mila persone. In appena due settimane, a dicembre, il numero dei nuovi sfollati era stato di quasi 12mila.

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