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Shaheen e il sogno della nazionale femminile palestinese di calcio: “Giochiamo per Gaza”

La vicecapitana: "Sogniamo di vincere la Coppa dell'Asia occidentale anche per dire al mondo che vogliamo vivere, come chiunque"

Pubblicato:23-02-2024 16:23
Ultimo aggiornamento:23-02-2024 16:23

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ROMA – “Sono felicissima e orgogliosa di tornare a giocare con la nazionale femminile di calcio palestinese: come tutte le ragazze e le donne lottiamo per inseguire i nostri sogni. Rappresenta però un enorme vuoto l’assenza di giocatrici della Striscia di Gaza, in un momento così doloroso per la popolazione. Giochiamo pensando a quando potremo riaverle in squadra con noi”. Natali Shaheen parla con l’agenzia Dire da Gedda, in Arabia Saudita, dove è in corso l’ottava edizione della Coppa dell’Asia occidentale (West Asian Football Federation Championship, Waffc), che si è aperta il 19 febbraio al King Abdullah Sports City, e si concluderà giovedì 29.

Il campionato prevede la partecipazione di otto squadre: oltre all’Arabia Saudita, ci sono Iraq, Siria, Giordania, Libano, Palestina e due ospiti d’eccezione: Isola di Guam e Nepal. “Non sono Paesi geograficamente collocati in questa regione- spiega la calciatrice- ma è stato deciso di invitarle per rendere il torneo più vario e interessante”.

“NESSUNA GIOCATRICE DALLA STRISCIA: UN ENORME VUOTO”

Shaheen, che è attaccante e vicecapitana, si è aggiudicata il premio Sport e diritti umani 2023 promosso da Amnesty International Italia e Sport4Society. Autrice del libro ‘Un calcio ai pregiudizi – Dalla Palestina alla Sardegna dribblando ogni ostacolo, mancava dalla nazionale palestinese da sei anni. Torna a giocare nei giorni in cui la Striscia di Gaza è sotto i riflettori per l’offensiva di Israele che, dopo gli assalti dei commando di Hamas del 7 ottobre scorso – che hanno provocato circa 1.200 vittime – ha causato quasi 30mila morti di civili, 70mila feriti e una crisi umanitaria definita “catastrofica” dalle Nazioni Unite. “La nostra partecipazione è importantissima” sottolinea l’atleta, 29 anni, da sei residente in Italia, dove gioca a calcio e studia all’Università di Sassari. “Non è una sfida facile perché non abbiamo potuto allenarci prima, ci siamo incontrate direttamente qui”.


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Questo perché, a differenza delle palestinesi che come lei arrivano dall’estero, le atlete che risiedono in Israele o nei Territori palestinesi occupati “hanno problemi a partire per via delle procedure burocratiche oppure per i controlli ai tanti checkpoint” allestiti dalle forze di Tel Aviv. “Ma a fare più male di tutto è la dolorosa assenza di calciatrici da Gaza” denuncia Shaheen. “E’ un enorme vuoto”.

Nonostante questo, in campo la nazionale palestinese – divisa nera e fucsia – sta andando bene: ieri sera ha battuto la Siria per uno a zero e ha ottenuto così l’accesso alla finale del girone che si disputa domani sera contro il Nepal. Nell’altro girone, si sfideranno invece Libano e Giordania. “Ora ogni partita è impegnativa” dice Shaheen: “Naturalmente il nostro obiettivo è l’accesso alla finale, e oltre; in campo poi ascoltare l’inno palestinese o veder sventolare la bandiera suscitano una grande emozione”.

Le 11 ragazze competono per raggiungere un obiettivo che però sorpassa gli spalti dello stadio di Gedda, tanto grande e avveneristico da aver ottenuto il soprannome di “gemma splendente”. “Stiamo dando il massimo per ribadire che anche noi palestinesi esistiamo, che la Palestina continuerà ad esistere nonostante quello che sta succedendo” dice Shaheen. “Inoltre, vogliamo ricordare al mondo che anche noi siamo esseri umani: vogliamo vivere. Abbiamo le stesse passioni di tutte le altre ragazze. Io e le mie compagne amiamo il calcio e continueremo a giocare con determinazione e impegno, come lo sport insegna”. La calciatrice ne è convinta: “Nonostante gli sforzi non riusciranno a uccidere i nostri sogni e i nostri talenti”.

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