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Israele assalta un ospedale di Gaza, anche nel sud del Libano ci sono morti

Lo denuncia di Medici senza frontiere: "Staff costretto a uscire lasciando i pazienti", il Guardian riporta di un morto e 8 feriti

Pubblicato:15-02-2024 19:08
Ultimo aggiornamento:15-02-2024 19:12

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Foto: Medici senza Frontiere nell’ospedale Al Nasser prima del raid

ROMA – L’ospedale Nasser a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, è sotto attacco dalle prime ore di questa mattina, nonostante le forze israeliane avessero detto al personale medico e ai pazienti che potevano rimanere nella struttura. Lo riferisce Medici senza frontiere (Msf), aggiungendo che lo scorso 13 febbraio a migliaia di sfollati che avevano ritrovato rifugio nell’ospedale è stato ordinato di andare via.
In seguito ai bombardamenti di questa mattina, il team di Medici Senza Frontiere in azione all’ospedale Nasser riporta una situazione caotica, con un numero imprecisato di morti e feriti. Dopo l’attacco, un membro dello staff di Msf risulta ancora irreperibile. L’organizzazione continua riferendo che il proprio staff medico è stato costretto ad abbandonare la struttura e, soprattutto i pazienti al suo interno, e che le forze israeliane hanno istituito un posto di blocco per controllare l’uscita dal complesso ospedaliero; un membro dello staff dell’organismo umanitario è stato trattenuto.

UN MORTO E OTTO FERITI, SUI SOCIAL IL VIDEO DEL CARRARMATO

Il resoconto di Msf è confermato da varie testate internazionali tra cui il britannico Guardian, che riferisce di un morto e otto feriti. Al Jazeera rilancia un filmato condiviso su Instagram dalla dottoressa Amira Al-Assouli, che mostra il momento in cui un carrarmato israeliano fa ingresso nella struttura e diffonde una cortina fumogena per nascondere i propri movimento. L’emittente qatarina assicura di aver verificato il video tramite la propria unità di fact-checking prima di pubblicarlo. L’ospedale Al-Nasser da settimane è sotto assedio delle forze israeliane. Nelle ultime ore le autorità hanno diffuso una nota in cui dichiarano di stare conducendo un’operazione “precisa e circoscritta”, con l’obiettivo di liberare alcuni ostaggi che i combattenti di Hamas avrebbero nascosto nell’ospedale. Israele, osservano alcune testate, non ha fornito prove di tale accusa. Hamas ha respinto tale tesi definendola “una menzogna”.


Israele ha subito un assalto il 7 ottobre scorso ad opera di Hamas, il movimento che governa la Striscia. Nell’aggressione 1.200 persone hanno perso la vita e altre 240 sono state prese in ostaggio. Al momento ne restano ancora 130 restano in mano ai combattenti. Nell’offensiva che Israele ha lanciato contro l’exclave palestinese, oltre 28mila civili palestinesi hanno perso la vita, il 70% dei quali donne e bambini, come calcola il ministero della Salute di Gaza.

L’ALLARME: NEL 2023 NEL MONDO UCCISI 99 GIORNALISTI, 72 SONO PALESTINESI

Tra le vittime figurano anche decine di giornalisti. Nel rapporto annuale diffuso oggi, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj) fa sapere che dei 99 reporter e operatori dei media che hanno perso la vita nel mondo, “la stragrande maggioranza, vale a dire 72, sono professionisti palestinesi uccisi negli attacchi israeliani a Gaza”, segnando un record dal 2015, e un aumento del 44% rispetto ai dati del 2022. Si legge ancora nel rapporto: “Nei primi tre mesi di guerra Israele-Gaza sono stati uccisi più giornalisti di quanti ne siano mai stati uccisi in un singolo Paese in un anno intero”.

RAID ANCHE NEL SUD DEL LIBANO: UCCISE DUE FAMIGLIE

Il conflitto sta mietendo vittime anche altrove: nel sud del Libano, secondo quanto riportato dai media, negli attacchi aerei condotti da Israele in questi giorni è rimasta uccisa una donna con i suoi due figli e una famiglia di nove persone, tra cui due bambini. Save the Children torna a chiedere “a tutte le parti il rispetto del diritto internazionale umanitario”, quindi tramite la direttrice paese Jennifer Moorehead, l’organizzazione ricorda che “dall’escalation del conflitto nella zona transfrontaliera nel sud del Libano si stima che più di 32mila bambini siano stati sfollati e le scuole continuano a essere chiuse nell’area”.

Da Rafah intanto, ultima località definita “sicura” dalle forze israeliane nel sud della Striscia, dov’è confluita, secondo stime delle Nazioni Unite, l’85% della popolazione della Striscia, è iniziato l’esodo di civili per trovare un posto sicuro, dopo che il governo di Tel Aviv ha avviato attacchi aerei, annunciando un’imminente operazione di terra. Ma con le frontiere israeliana ed egiziana chiuse, come avverte il capo dell’agenzia Unrwa Philippe Lazzarini, “non esiste nessun luogo sicuro”.

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