POTENZA – Sono circa un migliaio, tra diretti e indotto, i lavoratori Tim in Basilicata. Una loro rappresentanza, insieme ai sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom, questa mattina ha manifestato a Potenza, in piazza Mario Pagano, per chiedere la salvaguardia dei posti di lavoro. “La vertenza è nazionale – ha spiegato alla Dire Anna Russelli, segretaria generale Slc Cgil Basilicata – lo scenario che si prefigura è di vendere Tim, spezzettarla e vendere i vari asset”. Una “sciagura” secondo Russelli perché “significherebbe andare a smembrare l’azienda più importante di telecomunicazioni in Italia, l’unica che ha una storia e le competenze per svolgere un ruolo determinante nella creazione delle reti di nuova generazione”.
Una scelta “devastante” per i sindacati, sia nei confronti dell’azienda che del paese. “Il rischio – prosegue Russelli – è di consegnare l’Italia a un destino di arretratezza, ma soprattutto la Basilicata. Il rischio è una ulteriore marginalizzazione”. I sindacati chiedono pertanto che si torni all’impostazione del memorandum firmato con il governo precedente nel luglio 2020, cioè di “una rete – spiega Russelli alla Dire – costruita da un campione nazionale, cioè da un soggetto unico in cui Tim è azienda di maggioranza ma confluiscono anche altri operatori del settore e il governo svolge un ruolo di partecipazione in prima linea”.
Anche la politica regionale “può fare tanto” secondo Russelli.
“Intanto – aggiunge – può aprire il tavolo dell’agenda digitale che non si è più riunito e che aveva avviato un piano di costruzione della banda larga e mettere al centro il dialogo tra tutti gli operatori interessati, scuole, aziende, università, comuni, lavoratori e capire – conclude Russelli – quale deve essere il destino digitale della Basilicata”.
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