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Soft skills e capitale umano: la competenza del futuro è la persona

L'evento sul futuro della formazione ha messo a confronto più di 190 relatori, aziende e enti istituzionali

Pubblicato:22-03-2024 17:39
Ultimo aggiornamento:22-03-2024 17:39

federmanager
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ROMA – Formazione, nuove competenze, soft skills: è l’alfabeto dell’Innovation Training Summit 2024, il primo evento sul futuro della formazione che ha messo a confronto più di 190 relatori, aziende e enti istituzionali sul tema della formazione del presente e del futuro.

Inaugurato ieri negli spazi dell’Auditorium Conciliazione a Roma, l’evento è proseguito oggi con una giornata ricca di appuntamenti, talk e Startup Showcase.

Filo rosso della giornata di incontri, le nuove competenze utili per il mondo del lavoro. Secondo Damiano Previtali del Ministero dell’Istruzione e del Merito, sono tre le caratteristiche più richieste per i lavoratori di oggi: capacità di saper lavorare insieme, problem solving e la capacità di essere elastici, adattivi e flessibili, “collegati con i contesti in cui lo studente e futuro lavoratore si colloca”, ha spiegato all’agenzia di stampa Dire.


“Se iniziamo a predisporre questi elementi già nella scuola, non semplicemente collegati con il lavoro di oggi ma anche con quelli dei prossimi 30-40 anni, queste diventeranno competenze che appartengono alla persona”. Personalizzazione, attività extrascolastiche e competenze utili per il lavoro sono tre ingredienti che il ministero dell’Istruzione sta già amalgamando insieme. “Se non colleghiamo la dimensione solo formativa con le motivazioni e la passione personale, non riusciremo mai a creare quelle competenze solide. E oggi la scuola dà gli strumenti di base ai nostri studenti, ma non li collega con le loro dimensioni personali”.

Ma se per i giovani tempi e opportunità sono ancora dalla loro parte, diverso è il caso per gli adulti che si ritrovano ad aver perso il lavoro e a doversi inserire in un mondo occupazionale ormai cambiato. In Italia un terzo degli adulti che lavorano hanno competenze basse: si tratta di almeno 12 mln di adulti che non hanno le competenze di base per cercare occupazione.

Un dato che riguarda soprattutto gli over50, ha spiegato Roberto Angotti di Inapp. Un fenomeno a cui si accompagna un altro tema: quello dei giovani troppo formati per le posizioni occupazionali a disposizione, l’overeducation.

“Ma non può essere un problema dei giovani il fatto di aver studiato tanto e bene- sottolinea Angotti all’agenzia di stampa Dire- ci sono poi altri gap come la differente propensione formativa tra le piccole imprese da una parte e le medio-grandi: mentre le grandi imprese hanno le loro scuole di formazioni o academy aziendali, le imprese più piccole che non hanno disponibilità di apprendimento.

E infine il tema nord-sud, legato soprattutto all’intervento pubblico che è molto cresciuto negli ultimi anni ma che non raggiunge tutti i territori ed è prevalentemente concentrato nel centro-nord”.

Differenze che comportano una crescita a velocità differente per lavoratori e territori, ma che possono essere colmate, appunto, con la consapevolezza dei bisogni necessari per il mondo del lavoro di domani. “I nuovi profili che sono richiesti oggi nel mercato, sia nazionale che internazionale, riguardano le competenze sulla digitalizzazione e la green economy e tutte quelle che vengono definite a livello mondiale ‘soft skills’- ha spiegato Laura Mazza, presidente di FederFormazione– bisogna quindi lavorare sul talento e sul capitale umano per sviluppare e soddisfare le esigenze del mercato globale”.

Di capitale umano ha parlato anche Mauro Meda, segretario generale di Asfor e Apaform: “Abbiamo aderito a Efi perché riteniamo fondamentale in questo momento lavorare sullo sviluppo del capitale umano attraverso percorsi formativi manageriali che siano di effettiva qualità ed efficacia e per creare un ponte tra le business school italiane e il mondo dell’impresa, che sempre di più chiede persone che siano in grado di uscire dai classici moduli di competenze specialistiche ma che abbiano una capacità di sviluppare competenze trasversali e quindi di una competenza manageriale diffusa.

La sfida di Asfor che accredita i master dal 1989 è proprio quella di far crescere il sistema della formazione manageriale italiana al servizio delle imprese ma soprattutto al servizio delle persone, che rappresentano il capitale umano e che sarà la leva strategica per poter affrontare con grande efficacia la sfida dell’information tecnology e dell’intelligenza artificiale”.

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