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La cooperante in Congo: “Insicurezza è routine quotidiana”

"La comunità internazionale ha enormi responsabilità", ammonisce. Nel Paese sempre più frequenti rapimenti e imboscate

Pubblicato:23-02-2021 19:18
Ultimo aggiornamento:24-02-2021 16:35

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ROMA – “Vivo in Repubblica democratica del Congo da 18 anni e ormai l’insicurezza è diventata routine, al punto che non ci faccio neanche caso“. Comincia così l’intervista all’agenzia Dire di Monica Corna, rappresentante Paese del Volontariato internazionale per lo sviluppo (Vis), ong che dal 2002 realizza progetti sostenuti anche da Missioni Don Bosco focalizzati sulla formazione professionale. 

La cooperante risponde al telefono da Goma, il capoluogo della provincia del Nord Kivu, all’indomani di un’imboscata in cui hanno perso la vita l’ambasciatore Luca Attanasio, l’ufficiale dell’Arma dei carabinieri Vittorio Iacovacci e l’autista congolese Mustapha Milambo. L’agguato, che il governo locale ha attribuito a milizie ribelli, è avvenuto a pochi chilometri da Goma. “Qui sono attivi oltre 50 gruppi armati- dice Corna- alcuni composti da poche decine di individui. Molte zone sono sotto il loro controllo per gestire le risorse naturali di cui il nord-est del Paese è ricchissimo”. Proprio i traffici di minerali, metalli preziosi e altri beni scandisce il ritmo della vita quotidiana della popolazione. “Siamo come lucertole- continua la responsabile del Vis- che escono col sole e si rifugiano con la pioggia: sole significa sicurezza, pioggia violenze”. Ad allertare la popolazione dei rischi di attraversare determinate zone sono gli stessi abitanti, che in tanti anni di conflitto, dice Corna, “hanno sviluppato una sorta di sesto senso. Anch’io so istintivamente cosa è meglio fare”. Doti che in una città come Goma forse servono meno, ma altrove – nelle zone rurali e remote – diventano essenziali per sopravvivere. 

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Per questo le vittime dell’agguato “ci riportano alla realtà di una instabilità che non ci abbandona mai” dice la rappresentante del Vis, che aggiunge: “I ‘bianchi’ vengono uccisi di rado, ma di recente siamo diventati anche noi bersaglio di sequestri a scopo di estorsione. Quasi ogni giorno persone vengono prese e poi rilasciate, una volta ottenuto il denaro”. Le uccisioni invece sono quasi prerogativa dei cittadini locali, “ed è dura perdere degli amici”, sottolinea Corna. 


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Dal momento che molte delle materie prime di cui ha bisogno il mondo industrializzato provengono dal nord-est del Congo, “la comunità internazionale ha enormi responsabilità”, avverte Corna, convinta che “i Paesi ricchi dovrebbero interrogarsi di più sul modo in cui ottengono quei materiali”. Altrimenti, secondo la cooperante, imboscate come quella che ieri ha colpito la delegazione dell’ambasciata italiana e del World Food Programme a Rurimba “non cesseranno mai”.

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