NEWS:

“Per me il velo è identità, fiera e felice di essere musulmana”: la storia di Maha Salik

Raffaella Di Marzio: "Lo Stato italiano non ha mai chiuso intese con il mondo islamico, un errore"

Pubblicato:22-11-2022 12:43
Ultimo aggiornamento:22-11-2022 12:43
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Quando io vado in giro con il velo dico alla gente che sono musulmana e sono fiera di esserlo. Ogni persona è libera di fare ciò che vuole (dice riferendosi a chi non porta il velo), non siamo noi a giudicare gli altri. Ognuno fa le sue scelte”. Maha Salik, 22 anni, neolaureata alla Sapienza in Product Design si prepara alla magistrale che farà a Bologna, frequenta la moschea di Roma, e alla Dire ha raccontato la sua scelta “consapevole” e frutto di “studio” di essere musulmana.

Nata in una famiglia siriana ha scelto lei, prima ancora che le fosse spiegato dai suoi genitori, di indossare il velo a 13-14 anni, senza obblighi. Sono gli anni dell’Isis e quel velo sul capo che decide di indossare suscita sospetto, commenti, distanza da quelli che fino al giorno prima erano amici e compagni di scuola. Un problema ormai superato, ora che Maha rivendica la sua libera scelta e il suo modo di esser donna: “Spesso nell’Islam viene confusa la religione con la cultura. La religione pone in primo piano la donna, ma sono gli aspetti culturali o quello che pensano gli altri a farmi sentire meno valorizzata, ma ora i commenti non mi interessano. Sono felice”, ha detto con uno sguardo sicuro.

La voce di Maha è dolcissima e tenue, ma arriva nitida la sua forza interiore. Qualcosa che sembra andare nella direzione opposta di tanti giovani che rivendicano ormai una vita secolarizzata e lontana dagli aspetti di fede. Per Maha è tutto all’opposto. Lo ha spiegato bene Raffaella Di Marzio, psicologa delle religioni e direttrice del Centro Studi Lirec: “L’orgoglio che Maha narra mostra chiaramente che la fede è un aspetto molto importante della sua personalità. Il velo per lei è un segno d’ identità che lei vuole mostrare al mondo. Siamo all’opposto dei giovani della sua età che non sono portati a mostrare all’ esterno la loro credenza, anzi sono guardati con sospetto nei discorsi giovanile i riferimenti alla fede. Ecco per Maha è il contrario: il diritto a esprimere la propria fede è determinante per la sua felicità”.


Lo Stato italiano non ha mai chiuso intese con il mondo islamico. “Ci sono moltissime organizzazioni e associazioni- ha spiegato Di Marzio- allo Stato italiano piacerebbe avere un monolite unitario e questo non esiste nell’Islam. Eppure con il mondo protestante, altrettanto frammentato, lo Stato ha fatto intese. Il problema con l’Islam è la paura per la sicurezza e il terrorismo, qualcosa che non ha fondamento– ha rincarato l’esperta- anche perché non avere fiducia nelle organizzazioni che chiedono intesa e sono quelle che vogliono essere in regola, è un errore”.

Il volto e la libertà che rivendica Maha sono lontani anni luce da quelle scene di violenza e sudditanza in cui si sono viste tornare le donne in Afghanistan, ad esempio. “Lì siamo nelle dittature più violente che esistano”, ha sottolineato Di Marzio, invitando a usare bene termini e linguaggio, a non confondere velo e burka. Mentre Maha testimonia una scelta di vita libera che le dà felicità, al Centro Lirec arrivano testimonianze di donne musulmane alle quali viene negato un posto di lavoro: per averlo – questo è ciò che viene loro chiesto – devono togliersi il velo.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it