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Con la bara in casa da una settimana perchè non c’è un cimitero musulmano, Ucoii insorge

Succede nel Comune di Pisogne in provincia di Brescia: la cittadina non ha il cimitero apposito e Brescia nega la sepoltura

Pubblicato:25-03-2020 15:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:01

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BOLOGNA – In casa con la madre morta, chiusa in una bara, da una settimana. Succede nel piccolo Comune di Pisogne, in provincia di Brescia, e la situazione incredibile riguarda una famiglia musulmana, impossibilitata a seppellire il caro defunto perchè non c’è un cimitero musulmano nel Comune, e la vicina Brescia ha negato la sepoltura. A segnalare la situazione “allucinante” è Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, l’Unione delle Comunita islamiche d’Italia.

“Mi è stata segnalata- scrive- una situazione drammatica nel comune di Pisogne in provincia di Brescia, dove una famiglia musulmana è costretta a stare nella propria abitazione da una settimana con la madre, morta il 18 marzo, chiusa in una bara in casa. Questo perché il comune di Pisogne è privo di un’area di sepoltura per musulmani, di cui invece è dotato il comune di Brescia, che però non autorizza la sepoltura”.

Dice ancora Lafram: “È allucinante l’accaduto, sono scioccato da questo notizia e spero che le autorità competenti si muovano al più presto per permettere una degna sepoltura a questa donna. Questa emergenza che stiamo vivendo tutti non deve costringerci, quando possiamo, a trascurare l’umanità che è l’essenza della nostra società”.


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Già nei giorni scorsi l’Unione delle Comunità islamiche d’Italia si era attivata chiedendo un intervento da parte del governo e dell’Anci, per poter agevolare la sepoltura dei defunti musulmani nei cimiteri islamici già esistenti anche se provenienti da altre province o regioni. Questo perchè, essendo bloccate le rotte aeree normalmente utilizzati per i rimpatri delle salme, tante persone di fede musulmane (morte di Covid-19 o di altro) hanno bisogno in questi giorni di venire seppellite in Italia.

Continuiamo a ricevere quotidianamente segnalazioni di diversi casi di musulmani morti durante questa emergenza, tra questi anche medici contagiati mentre prestavano servizio per salvare tutti noi”. L’Ucoii si dice quindi “preoccupata per l’emergenza che si sta generando, spesso per incuranza e mancata attenzione nei confronti della numerosa comunità islamica italiana”.

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