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Emergenza Sorrisi torna in Benin: “Portiamo fuori dal buio i bambini e le loro mamme”

Il direttore Akoto: "Allontanati dalle comunità, per questo andiamo porta a porta per spiegare che le malformazioni dipendono dalla povertà"

Pubblicato:22-06-2023 19:16
Ultimo aggiornamento:22-06-2023 19:16

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Foto: Emrgenza Sorrisi

ROMA – “Presto opereremo una ragazza di 15 anni affetta da labbro leporino e la soddisfazione è indescrivibile: sembra scontato, ma dimostra che in Benin le cose stanno cambiando. I bambini che nascono con malformazioni al viso rischiano nel migliore dei casi di essere tenuti nascosti in casa”. Parla con l’agenzia Dire, Eustache Akoto, presidente di Emergenza sorrisi Benin, succursale dell’organizzazione umanitaria che da anni promuove missioni per fornire cure e operazioni chirurgiche gratuite a minori affetti da labbro leporino o palatoschisi. Dal 17 al 24 giugno il team di medici e volontari è a Cotonou non solo per operare oltre cento bambini, ma anche formare medici e infermieri dell’aspedale Abomey Calavi, nella provincia della capitale. A finanziare il progetto è anche la Conferenza episcopale italiana (Cei).

Foto: Emrgenza Sorrisi

LE MALFORMAZIONI CONDANNANO LA MAMMA E I FIGLI

Nel Paese dell’Africa occidentale affacciato sul Golfo di Guinea, spiega Akoto, nascere con malformazioni del genere può essere anche una condanna: “Molte persone ancora credono che difetti nel bambino siano la prova del fatto che la madre ha commesso peccati gravi come l’adulterio oppure sia maledetta. Può quindi capitare che il bambino sia tenuto nascosto per vergogna o persino ucciso, o che il marito cacci la moglie, che quindi resta sola e senza aiuto. Qui i matrimoni precoci frequenti e ad essere madri spesso sono le adolescenti“.


Per questo dal 2011, ossia da quando Akoto ha preso la direzione del progetto italiano in Benin, il suo team lavora soprattutto fuori dall’ospedale “per sensibilizzare le famiglie e i leader locali: spieghiamo che deformazioni come quelle a bocca e palato sono legate alla cattiva alimentazione della madre in gravidanza, ma che un semplice intervento risolve tutto”. Qualche resistenza si incontra, dice Akoto, “soprattutto da parte di certi leader comunitari o religiosi, mentre altri ci aiutano molto, a volte intervengono anche per convincere gli uomini a tornare a casa. Ci sono stati casi in cui i mariti hanno chiesto perdono e la famiglia è stata ricostruita“.

LE DISABILITÀ NEGANO LA SCUOLA E IL FUTURO

Vivere con lo stigma della disabilità vuol dire anche non poter andare a scuola e quindi, avere una generazione di disoccupati. “Si vedono tanti adulti col labbro leporino, è tutta colpa della povertà” avverte Akoto, lui che ha provato sulla propria pelle pregiudizi e sconforto: a dieci anni si ammala di poliomielite, una malattia che in Italia grazie al vaccino è stata praticamente debellata, ma che qui ancora causa morti o nuovi disabili: “Non potevo più camminare e così ho dovuto rinunciare alla scuola”. Ma lui non si arrende, a 17 anni torna tra i banchi e continua a studiare.

Eustache Akoto, direttore di Emergenza Sorrisi Benin

“I coetanei mi prendevano in giro, una volta diplomato ho temuto che nessuno mi avrebbe mai assunto”. Comprendendo i rischi che i disabili corrono, Akoto fonda un’associazione: “Fornivamo sostegno, soprattutto ai ciechi, per garantirgli una vita normale”. Poi nel 2011 l’incontro con Emergenza sorrisi fondata da Fabio Massimo Abenavoli, che gli affida la dirigenza della nuova filiale: “Lavoriamo in collaborazione col governo che ci sostiene anche nella campagna di sensibilizzazione, che va su giornali, tv e radio comunitarie. Cerchiamo anche di convincere le donne a fare visite prima del parto, in modo che seguano una dieta equilibrata. Poi ai piccoli pazienti presi in carico diamo kit scolastici gratuiti, in modo che tornino a scuola e possano integrarsi”.

Perché il sostegno medico va di pari passo con quello sociale, e, dice Akoto, “di questo ringrazio l’Italia, che con Emergenza sorrisi e la Cei da anni ci aiuta”. Infine un appello: “I nostri bambini hanno bisogno di giocattoli, vestiti, scarpe, libri, quaderni e matite. Ciò che per voi sono piccole cose, qui vale oro: vale il loro futuro”.

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