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La protesta dei cartoni animati italiani: “Il Governo si piega alle lobby delle piattaforme americane”

Cartoon Italia: "Elimina le sottoquote e mette in ginocchio un'industria che dà lavoro a 6.000 giovani"

Pubblicato:22-03-2024 11:15
Ultimo aggiornamento:22-03-2024 11:15
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mostra disney genova_cartoni
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ROMA – Il Consiglio dei ministri ha deciso di ‘bloccare’ i cartoni animati italiani e “delegare la formazione dei nostri ragazzi alle major americane”. E lo ha fatto contro il parere del Mic e della commissione Cultura della Camera dei deputati. E’ il duro attacco che arriva dall’industria dell’animazione dopo che il Cdm nella revisione del Testo unico dei Servizi media audiovisivi (Tusmav) ha eliminato la possibilità di introdurre sottoquote di programmazione e di investimento nei cartoni animati made in Italy per le televisioni private e per le piattaforme on demand operanti in Italia.

Secondo Cartoon Italia, l’associazione nazionale dei produttori di animazione, “è una decisione che condanna al soffocamento il comparto dell’animazione italiana e che priva le nuove generazioni di bambini e ragazzi dell’immaginario italiano, con un’offerta quasi esclusivamente americana.
Una decisione apparentemente inspiegabile, dal momento che a favore della sottoquota animazione si erano già espressi il ministero della Cultura e la commissione Cultura della Camera”.

“Non comprendo- ha dichiarato Maria Carolina Terzi, presidente di Cartoon Italia- la scelta di questo Governo di mettere in ginocchio un comparto industriale che consta di oltre 50 aziende che dà lavoro a 6.000 giovani con un’età media tra i 20 e i 30 anni e che crea contenuti per bambini veicolando i valori che appartengono alla nostra tradizione culturale. Dal governo una miopia che impedisce la crescita naturale e necessaria per un comparto industriale e creativo, eccellenza del made in Italy”.


Una “scelta inspiegabile” ha rincarato l’Associazione, “a meno che qualche ministro di peso non si sia fatto convincere a eliminare i ‘lacci e lacciuoli’, piegandosi alle richieste delle potenti lobby delle piattaforme on demand americane. Tenendo conto delle resistenze delle televisioni private, Cartoon Italia aveva infatti già formulato una proposta al ministero della Cultura che esentava le emittenti generaliste (le reti Mediaset, La 7 etc.) dall’obbligo della sottoquota. Con questa decisione il Consiglio dei ministri ha preferito anteporre anche gli interessi economici di gruppi stranieri a quelli dei bambini e dei ragazzi italiani”.

Si unisce alla protesta Andrea Occhipinti, ceo di Lucky Red: “È un vero peccato che in Italia non si comprenda l’importanza che ha la produzione di animazione, un linguaggio molto apprezzato dal pubblico come dimostrano gli incassi. Le società italiane sopravvivono con Rai Kids e lavorando per produzioni straniere. Alcune delle nostre eccellenze e talenti nel campo sono emigrati all’estero, mentre tutti gli altri Paesi europei sono diventati grandi produttori e esportatori di film e serie, sia per bambini, che per adulti. L’animazione è la forma di cinema più facile da esportare, ha spesso un linguaggio universale dove il doppiaggio non è un problema”.

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