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Lo psichiatra Alzheimer studiò anche la guerra: nel ’15-’18 aumentarono alcolisti ed epilettici

Sulla scia delle dichiarazioni di Putin 'Psychiatry on line' ritorna sullo stato psicologico di una popolazione provata dal conflitto

Pubblicato:21-09-2022 18:06
Ultimo aggiornamento:04-10-2022 10:49

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ROMA – Alois Alzheimer, lo psichiatra che tra il XIX e il XX secolo postulò nelle lesioni dell’encefalo la causa delle malattie mentali, si occupò anche di guerra. Il medico bavarese si trasferì nel 1915 a Bratislava per ricoprire il ruolo di professore ordinario di Psichiatria e lì scrisse il libro “Der Krieg und die Nerven” (“La guerra e i nervi”), mettendo nero su bianco la sofferenza del popolo tedesco scombussolato dalle bombe.
Sulla scia delle dichiarazioni di Putin sulla mobilitazione parziale in Russia e in occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer, la rivista scientifica ‘Psychiatry on line’ ritorna sul tema dello stato psicologico di una popolazione provata dal conflitto con un articolo dal titolo ‘Alzheimer e il peso della guerra sui nervi’.

Alzheimer mise, infatti, in luce i danni psichici provocati dalla Grande Guerra: “La guerra faceva vedere spie in ogni dove. Rendeva malinconiche le donne. Spegneva in loro la speranza di matrimonio. I combattenti, anche quelli di buona fibra fisica e nervosa-si legge nell’articolo- ‘si ammalarono di insonnia, con sogni spaventosi, estrema ipersensibilità contro i rumori, scatti di paura e una tendenza al pianto improvviso e a un forte sentimentalismo’. Crebbe il numero degli epilettici e degli alcolisti. Si diffusero fra le truppe i casi di isteria. La forte angoscia tolse ad alcuni la parola, l’udito o entrambi”.

La guerra, agli occhi dello psichiatra tedesco, fu una “zavorra di piombo” per la psiche dei soldati e dei civili. “L’incessante fracasso dei grandi cannoni, le snervanti raffiche delle mitragliatrici, il fischio dei proiettili” turbarono la cautela, la tranquillità e la capacità di giudizio dei soldati e dei civili.


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