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Draghi in Senato: “L’Italia aiuterà l’Ucraina a rinascere”. Risoluzione maggioranza approvata con 219 sì

Il premier interviene in Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. "Le sanzioni alla Russia funzionano, serve una pace concordata e non subita"

Pubblicato:21-06-2022 15:57
Ultimo aggiornamento:22-06-2022 10:33
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ROMA – “Il governo italiano intende continuare a sostenere l’Ucraina così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare“. Inizia così l’intervento in Senato del premier Mario Draghi, in vista del prossimo Consiglio europeo in programma il 23 e 24 giugno. Il presidente del Consiglio spiega che il sostegno italiano all’Ucraina è finalizzato “anche alla ricostruzione. Vogliamo aiutare l’Ucraina a rinascere“. E sull’adesione di Kiev all’Unione europea, Draghi è ancora una volta diretto: “Serve un segnale chiaro e coraggioso” dell’Ue.

E sulla tenuta della maggioranza, rispondendo ai giornalisti prima di entrare in Aula, Draghi glissa: “Preoccupato per la tenuta della maggioranza? Non so, vediamo”. Alla fine, la maggioranza regge senza scossoni: la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier, a cui le varie forze politiche hanno lavorato a lungo negli ultimi giorni, viene approvata con 219 voti favorevoli, 20 contrari e 22 astenuti. Bocciate invece le quattro risoluzioni presentate dalle opposizioni, su cui il Governo aveva espresso parere contrario.

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“Le decisioni che si devono prendere sono complesse e profonde e hanno risvolti morali, avere il sostegno del Senato è molto importante per me“. Così il premier intervenendo in Senato in sede di replica. Draghi ringrazia il Senato per aver confermato di voler “continuare sulla strada” tracciata dal Governo. “Ringrazio – aggiunge – perché il sostegno è stato unito, l’unità è essenziale soprattutto in questo momento”.

“LA PACE REGGE SOLO SE È CONCORDATA E NON SUBITA”

“Solo una pace concordata e non subita può essere davvero duratura”, sottolinea Draghi nelle comunicazioni all’Aula di Palazzo Madama. “La strategia dell’Italia – dice il premier – si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e le sanzioni alla Russia affinché Mosca accetti di sedersi al tavolo” per la pace. Per Draghi “le sanzioni funzionano, il tempo sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. “Una sottomissione violenta porta al prolungamento del conflitto. Ho constatato la determinazione degli ucraini. Noi intendiamo sostenere l’Ucraina”, ribadisce il presidente del Consiglio. “I nostri canali di dialogo restano aperti. Non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, nei termini che sceglierà l’Ucraina“.

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“UN TETTO AL PREZZO DEL GAS È SEMPRE PIÙ URGENTE”

Per il premier, il tetto al prezzo del gas, il price cap in discussione in Europa, è “una misura che è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca, con le difficoltà dell’Europa che aumentano vertiginosamente“. “Negli ultimi giorni la Russia ha ridotto le forniture di gas all’Europa e all’Italia – ricorda Draghi -, dall’inizio della guerra il Governo si è mosso con rapidità per trovare fonti alternative e così potremo ridurre già dall’anno prossimo la dipendenza dal gas russo”.

“La soluzione che proponiamo da diversi mesi è l’imposizione di un tetto al prezzo del gas russo che consentirebbe anche di ridurre i flussi finanziari verso Mosca“, rimarca Draghi. “Il Consiglio europeo ha dato alla Commissione il mandato di verificare la possibilità di introdurre un controllo, un tetto al prezzo. Questa misura è diventata ancora più urgente alla luce della riduzione delle forniture da parte di Mosca. Le forniture sono ridotte, il prezzo aumenta, l’incasso da parte di Mosca resta lo stesso, le difficoltà per l’Europa aumentano vertiginosamente. L’Europa deve muoversi con rapidità e decisione per tutelare i propri cittadini dalle ricadute della crisi innescate dalla guerra”.

Dall’anno scorso, sottolinea il presidentedel Consiglio, “l’Italia ha stanziato circa 30 miliardi di euro in aiuti a famiglie e imprese. Parte di questi interventi sono stati finanziati con un contributo straordinario delle grandi aziende energetiche, che hanno maturato profitti enormi grazie all’aumento dei prezzi. Con questa misura abbiamo dunque chiamato le imprese che hanno beneficiato di rincari eccezionali a compartecipare a costi che tutta la società sta sopportando. È stata una scelta dettata da un principio di solidarietà e di responsabilità”.

ACCORDO SULLA RISOLUZIONE DI MAGGIORANZA

La maggioranza ha trovato l’accordo su una risoluzione da mettere al voto dopo l’intervento di Draghi. Ecco il testo: “Il Senato impegna il Governo a continuare a garantire, secondo quanto precisato dal decreto-legge n. 14 del 2022, il necessario e ampio coinvolgimento delle Camere con le modalità ivi previste, in occasione dei più rilevanti summit internazionali riguardanti la guerra in Ucraina e le misure di sostegno alle istituzioni ucraine, ivi comprese le cessioni di forniture militari“.

“Il Senato impegna il Governo a esigere, insieme ai partner europei, dalle Autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino – si legge ancora nel documento di maggioranza – con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale”.

UN DISCORSO SENZA LE PAROLE ‘ARMI’ E ‘MILITARE’

Come dice efficacemente Pierferdinando Casini, nella relazione di Mario Draghi al Senato sul consiglio Ue “c’e’ tutto”. Il premier cita due volte il Parlamento, non usa la parola ‘Nato’, e neppure ‘difesa’, ‘militare’. Meno che mai ‘armi’. A più riprese invece sottolinea che l’operato dell’esecutivo muove verso la pace e la ricostruzione. La ‘difesa’ dell’Ucraina ritorna con fermezza, ma solo come verbo e nell’accezione alta del “difendere la libertà”. Dice il premier: “Ho visto da vicino le devastazioni della guerra e la determinazione degli ucraini nel difendere il loro Paese. Siamo determinati nell’aiutare un popolo europeo nel difendere la propria libertà”. Un discorso, insomma, che sembra offrire un ramoscello d’ulivo a quella parte della maggioranza, e in primis M5S contiani e Leu, che attendeva un segnale, prima di decidere se convergere sulla risoluzione unitaria.

Per due volte, poi, Draghi sottolinea l’essenzialità del mandato parlamentare. Ma la accompagna all’accordo con Ue e G7. La prima volta per dire che il Governo “intende continuare a sostenere l’Ucraina così come questo Parlamento ci ha dato mandato di fare”. Draghi parla al passato, e si riferisce senza citarla alla risoluzione votata a marzo e al successivo decreto Ucraina. Il mandato parlamentare viene richiamato, infine, in chiusura della sue comunicazioni per spiegare in cosa consista: “L’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e coi nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare la crisi. Questo è il mandato che il Governo ha ricevuto dal Parlamento, questa è la guida per la nostra azione”, dice. Il premier, senza smentire la linea seguita dal Governo sin qui, addolcisce la pillola per quanti attendevano un segnale dalle sue parole.

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