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FOTO | Con Libera nelle piazze italiane marcia in ricordo delle vittime innocenti di mafia

Don Ciotti: "L'80% dei familiari non conosce la verità"

Pubblicato:21-03-2022 12:13
Ultimo aggiornamento:21-03-2022 16:06
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di Nadia Cozzolino

NAPOLI – È partito da piazza Garibaldi, a Napoli, il corteo di Libera organizzato nel primo giorno di primavera, data in cui ricorre la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, giunta quest’anno alla sua ventisettesima edizione. Tanti manifestanti espongono le bandiere della pace e sulla strada è stato srotolato un lenzuolo di circa 20 metri che riproduce i colori della pace. Presenti anche gli operai di Whirlpool. La marcia, sulle note del brano I Cento Passi, ha attraversato le principali strade del centro di Napoli, per raggiungere piazza del Plebiscito dove sono stati letti tutti i nomi delle oltre 1.000 vittime innocenti delle mafie. Dalla giornata di ieri sono arrivati nel capoluogo campano i familiari delle vittime, provenienti da Calabria, Sicilia, Puglia, Campania e da regioni del Nord Italia.

 LIBERA: “IN 100MILA AL CORTEO DI NAPOLI

“Siamo 100mila a Napoli”, dicono gli organizzatori del corteo organizzato da Libera in occasione della Giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
I manifestanti sono giunti in piazza Municipio dove il presidente della Camera Roberto Fico, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il leader M5s si sono uniti al corteo.


DON CIOTTI: “80% FAMILIARI DELLE VITTIME NON CONOSCE LA VERITÀ

“Camminiamo perché ci siano verità e giustizia. L’80% dei familiari non conosce la verità”. Queste le parole del presidente di Libera don Luigi Ciotti presente oggi a Napoli, città scelta come sede nazionale del corteo organizzato in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

“Loro sono vittime di una violenza criminale, c’è un’altra violenza in atto in Europa. Credo che sia importante – ribadisce don Ciotti – che ci sia un filo che ci collega a quello che sta succedendo proprio ai confini di casa nostra”. “Anche a Parigi alle 11:30 – ricorda il presidente di Libera- saranno letti i nomi delle vittime innocenti. È un problema che deve riguardarci tutti. In Italia se c’è stata una variante seria durante questo Covid è stata la variante criminalità”. “Lottiamo per chiedere alle istituzioni di fare la loro parte, ma – sottolinea – anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Il delegare è una malattia terribile. Noi siamo disponibili a dialogare con le istituzioni se fanno le cose giuste, ma dobbiamo essere una loro spina nel fianco se non fanno quanto devono. Anche i cittadini devono darsi una mossa, assumersi le loro responsabilità. Abbiamo troppi professionisti della lamentela nel Paese. Abbiamo bisogno di persone che si impegnino di più”.

“PAROLA ‘ANTIMAFIA’ DA METTERE IN QUARANTENA”

L’antimafia è una parola pericolosa, qualcuno la usa come carta d’identità per presentarsi. Per è una parola da mettere in quarantena permanente”. Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera, intervenuto in occasione del corteo organizzato a Napoli. “Il nostro impegno – dice – è per la vita. Lottare contro la violenza criminale, le ingiustizie, la corruzione, le mafie, vuol dire lottare per dare libertà e dignità alle persone. Lotta alla mafia vuol dire lavoro, cultura, politiche sociali”.

FICO: “LOTTA A CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SIA AL CENTRO DELL’AGENDA POLITICA

“Qui sono presenti tanti ragazzi e tante ragazze e questo è un segnale fondamentale. La mafia, la criminalità organizzata, devono essere metterle al centro sempre dell’agenda politica, almeno fin quando questo fenomeno non sarà sconfitto. E dobbiamo investire soprattutto sui giovani”. Lo dice a Napoli il presidente della Camera Roberto Fico, in occasione Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. La terza carica dello Stato ha partecipato al corteo che ha attraversato le strade del centro cittadino ed è salito sul palco di Libera in piazza del Plebiscito, dove ha letto i nomi di alcune vittime innocenti delle mafie. “La presenza di tante persone che si sono impegnate per organizzare questa giornata, che non finisce oggi ma che ricorre 365 giorni all’anno, denota – prosegue – che ci sono tante persone che lavorano per la giustizia, per la legalità e per il benessere sociale”. 

IN CAMPIDOGLIO STUDENTI CON LIBERA PER RICORDARE LE VITTIME INNOCENTI DI MAFIA

di Fabrizia Ferrazzoli

In occasione del 21 marzo, in Piazza del Campidoglio, in collaborazione con L’Osservatorio Tecnico Scientifico per la Legalità e la Sicurezza della Regione Lazio e con Roma Capitale, Libera ha organizzato la ‘Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie’, giunta alla sua 27esima edizione. La giornata viene celebrata in contemporanea con tanti luoghi del Paese e con la piazza principale di Napoli. La data è stata scelta insieme ai familiari delle vittime innocenti delle mafie per ricordare tutti i nomi di coloro che sono stati uccisi dalla violenza mafiosa.

Una giornata che unisce in tutta Italia migliaia di persone, associazioni, istituzioni, sindacati, studenti e studentesse, attorno ai valori della memoria e dell’impegno. Durante la mattinata vengono letti i 1.055 nomi delle vittime innocenti delle mafie, includendo una rappresentanza degli studenti e studentesse, delle istituzioni e delle realtà associative presenti. Dal 1996 il 21 marzo rappresenta infatti l’occasione di essere al fianco di chi, troppo spesso, non ha ottenuto né verità né giustizia, rivolgendo allo stesso tempo lo sguardo al presente per la costruzione di una società Libera dall’oppressione mafiosa.

Ad aprire la manifestazione è Marco Genovese, referente di Libera per Roma: “Piazza del Campidoglio ha per noi un significato molto particolare, perché proprio qui a Roma, nel primo giorno di primavera del 1996, tutto ha avuto inizio. Perché la mafia deve far parte della memoria di tutto il paese. Il nostro obiettivo non è solo ricordare ma anche raccontare storie dedicate a quello che sta succedendo oggi. La manifestazione di oggi- chiosa Genovese- ha un titolo: ‘Terra mia, Coltura e Cultura’”.

A leggere alcuni dei 1.055 nomi delle vittime innocenti delle mafie sono stati – tra gli altri – il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e l’assessora capitolina alle Politiche educative Claudia Pratelli.
Secondo l’assessore capitolino al Patrimonio, Tobia Zevi, “è straordinariamente importante che si leggano uno per uno i nomi di tutte le persone che hanno dato il loro sangue per la mafia.
La memoria naturalmente non sostituisce lo studio della storia, ma è un elemento fondamentale nella costruzione dell’identità e della cultura collettiva di una società”.

Poi Zevi ha posto l’accento su quella che ha definito “antimafia sociale”, ovvero: “Se noi non riusciamo a evitare che in alcuni quartieri periferici di Roma la prospettiva di guadagnare 150/180 euro al giorno come vedetta della mafia sia più conveniente di qualsiasi altro percorso di studio, professionale o di altro, perderemo sempre la nostra battaglia. In questa città ci sono larghe porzioni di territorio che sono letteralmente città pubblica. Gli indicatori ci dicono che la criminalità e il disagio aumentano con l’aumentare dell’intensità della città pubblica, come per esempio l’edilizia popolare, ma la città pubblica deve essere luogo di riscatto e non del disagio. Questo richiede uno sforzo collettivo delle istituzioni ma anche di cittadine e cittadini informati e impegnati”.

BARI NON DIMENTICA LE VITTIME INNOCENTI DELLA CRIMINALITÀ 

di Alba Di Palo

“La gente non deve dimenticare il suo sacrificio e il nostro dolore di familiari”. Piange ancora Pasqualina nonostante dall’assassinio del papà Nicola siano passati 48 anni. Nicola Ruffo fu ucciso in una tabaccheria a Bari perché “non girò la testa dall’altra parte”, ripete sua figlia.

Stava tornando a casa quando vide una donna minacciata da una pistola da alcuni rapinatori che non esitarono a premere il grilletto e ad ammazzarlo. Nicola Ruffo è solo uno degli oltre mille nomi delle vittime innocenti delle mafie letti a Bari, nel corso della manifestazione organizzata dall’associazione Libera a cui hanno aderito sindacati, associazioni e forze dell’ordine. Sul palco si sono alternati magistrati, la prefetta di Bari Antonia Bellomo, parenti delle vittime, studenti e rappresentanti del Comune di Bari. La manifestazione si è svolta nella zona industriale di Bari simbolo del lavoro che manca. Sono una quarantina le vertenze che interessano l’area metropolitana di Bari “essere qui serve a ribadire che se non c’è lavoro si crea terreno fertile per la criminalità organizzata”, ha spiegato don Angelo Cassano, referente di Libera Puglia.

“Nella disperazione, nella mancanza di lavoro c’è sempre il rischio di andare a chiedere favori ai poteri criminali – ha continuato don Angelo – e per noi è un pericolo. Dando lavoro si dà dignità e si capisce il connubio che c’è tra lotta alle mafie e la centralità del lavoro e dei diritti”. Alla manifestazione hanno partecipato gli studenti dell’istituto barese “Hack”. “Non c’è alcun rischio retorica in giornate come queste anzi, bisogna continuare a farle. Bisogna ricordare sempre, mai dimenticare il passato”, le parole del procuratore aggiunto della Dda di Bari, Francesco Giannella.

La presenza di tanti ragazzi è fondamentale perché sono loro che devono conoscere quanto sangue è stato versato nella nostra terra per le vittime innocenti di mafia che sono tante. Di alcuni fatti ancora non sappiamo neanche la vera matrice e i veri autori. Dimenticare sarebbe un grandissimo errore – ha continuato – Così come non si devono dimenticare le brutture della guerra, sperando di evitare quello che sta accadendo in questi giorni. Non bisogna dimenticare il passato della criminalità organizzata per poter meglio affrontare il presente con maggiore consapevolezza”. Giannella ha sottolineato che i più giovani sono “più interessati degli adulti. Sono molto interessati a conoscere, a sapere, a capire”. “Probabilmente hanno un po’ di diffidenza nei confronti delle istituzioni perché le istituzioni non hanno sempre dimostrato di avere una credibilità assoluta e qui noi dobbiamo recuperare questa credibilità per dare loro maggiore senso di appartenenza alla società civile”, ha concluso il procuratore.

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