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Scandalo sull’Agenzia nazionale per beni confiscati alle mafie, l’appello di Rossi ai coadiutori non pagati: “Contattatemi”

Sospeso ma non revocato il pignoramento dei beni nella sede dell'ANBSC

Pubblicato:03-10-2023 18:06
Ultimo aggiornamento:03-10-2023 18:06
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giustizia
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ROMA – Nulla di fatto per il pignoramento dei beni che era stato disposto dal giudice dell’esecuzione ad agosto e pianificato per fine settembre nella sede dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC). Il decreto ingiuntivo esecutivo e definitivo già da oltre un anno è stato soltanto sospeso su richiesta dell’ultimo minuto dell’Avvocatura dello Stato, mentre il giudice dell’impugnazione non ha concesso la revoca richiesta.

Lo scandalo sull’Agenzia è stato denunciato dall’amministratrice giudiziaria Cristiana Rossi, al cui appello ora si uniscono da ogni parte d’Italia sempre più coadiutori che come lei dopo aver prestato la loro opera professionale all’Agenzia non hanno mai ricevuto compenso per il lavoro prestato nel recupero dei beni sequestrati alle mafie.

“Pur esprimendo soddisfazione per la decisione del giudice di sospendere e non revocare il decreto ingiuntivo definitivo- ha dichiarato Cristiana Rossi alla Dire- è doveroso sottolineare nuovamente che i fondi giacenti presso gli istituti di credito privati che effettuano il servizio di tesoreria sono tutti pignorati e la maggiore difficoltà che il coadiutore incontra nel tutelare il proprio lavoro è l’impignorabilità per legge dei fondi giacenti presso la tesoreria dello Stato nonché nel fatto che l’Agenzia per effettuare i pagamenti delle spettanze dei coadiutori ‘fortunati’ trasferisce appositamente i fondi necessari su un conto di una delle procedure attive contattando il relativo coadiutore e ordinando così il pagamento. E’ evidente che questa metodologia di gestione rende molto difficile se non impossibile accedere alle tutele giurisdizionali del diritto alla retribuzione e del proprio credito che il nostro ordinamento prevede”. Insomma un labirinto che lascia senza compenso i tantissimi coadiutori ai quali Rossi torna a lanciare un appello: “Chiedo ai colleghi coadiutori che non sono stati pagati di contattarmi”.


Rossi un anno fa aveva chiesto un incontro al Prefetto Direttore dell’Agenzia, ma non c’è mai stato e per tutta risposta sulla problematica le era stato risposto che ‘Nelle more della definizione del giudizio, nessun pagamento può essere disposto’. “Eppure il lavoro da me svolto è talmente apprezzato dai giudici che viene espressamente indicato dagli stessi nel provvedimento di liquidazione del compenso”, ha rincarato Rossi.

“La Sezione Controllo della Corte dei Conti proprio nella relazione del 2 maggio 2023 segnalava la grande rilevanza delle controversie in atto tra coadiutori non pagati dalla ANBSC e la stessa PA ribadendo il diritto alla retribuzione dei coadiutori e precisando che nella nota di aggiornamento prodotta dall’Agenzia nel mese di novembre 2022 si afferma che alla data del 1 novembre 2022 risultavano presentate 504 richieste di acconto per un totale di euro 2.798.619,67 di cui ne risultavano istruite soltanto 226 ed evase 151 con corresponsione di 827.560,48 euro. La Corte dei Conti si riferisce ad acconti senza però quantificare in concreto quante procedure risultano concluse e da quanto tempo, e quanti coadiutori sono in attesa di essere pagati”, ha ricordato ancora ricapitolando gli ultimi atti delle procedure che si sono susseguite negli ultimi atti di una storia paradossale.
“Non soltanto non sono stata ricevuta dal Prefetto per trovare una soluzione bonaria relativa al credito oggetto del decreto ingiuntivo- ha concluso Rossi- ma anche i compensi relativi ad altre procedure per le quali tutti gli adempimenti burocratici di procedura sono stati da tempo da me evasi correttamente non vengono corrisposti da oltre un anno senza ragione. Tutto ciò contrasta violentemente con l’articolo 36 della Costituzione sul diritto alla retribuzione e all’articolo 97 sui principi del buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione nonché sulle attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari” con un imbarazzo non trascurabile per lo Stato che lascia a piedi chi lavora contro le mafie.

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