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Economia, Livolsi: “Il 2024 tra incertezza e speranza, l’Italia metta al centro le imprese”

Il professore di Corporate Finance fa un bilancio su ciò che avverrà nel nostro paese e in Europa il prossimo anno

Pubblicato:20-12-2023 09:00
Ultimo aggiornamento:20-12-2023 08:26
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ROMA – “Anche questo che si sta per concludere sarà ricordato come un anno caratterizzato da decisioni politiche ed economiche prese in zona Cesarini e nel segno dell’incertezza. La legge di Bilancio sarà approvata negli ultimissimi giorni prima di San Silvestro e proprio oggi (20 dicembre) si tiene l’Ecofin, la riunione dei ministri delle Finanze dei 27, che vorrebbero mettere la parola fine alla modifica del Patto di stabilità – che però potrebbe anche slittare. Intanto il nostro Governo rimane l’unico a non avere ratificato il Mes”. A fare un bilancio è Ubaldo Livolsi, professore di Corporate Finance e fondatore della Livolsi & Partners S.p.A., nel nuovo appuntamento della sua rubrica con l’agenzia Dire, curata da Angelica Bianco.
   

“Come sarà il 2024? Secondo gli ultimi dati dell’Ocse- continua Livolsi- la crescita internazionale rallenterà del 2,7% nel 2024 rispetto al 2,9% di quest’anno. Si attenueranno le due maggiori economie del mondo. Quella statunitense aumenterà solo dell’1,5% nel 2024, dal 2,4% del 2023. I ritocchi all’ insù dei tassi d’interesse della Fed continueranno a frenare la crescita. L’economia cinese, colpita da una crisi immobiliare rilevante, dall’incremento della disoccupazione e dalla frenata delle esportazioni, salirà del 4,7% nel 2024, in calo rispetto al 5,2% di quest’anno. I 20 Paesi dell’Eurozona, condizionati dall’aumento dei tassi della Bce e dalla crescita del costo dell’energia causata dall’invasione della Ucraina da parte della Russia, si svilupperanno nel 2024 dello 0,9%, comunque più dello 0,6% del 2023. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2024 la stima è dello 0,7%, dell’1,2 nel 2025. L’inflazione si sgonfierà al 4,6% nel 2023, al 3,1% nel 2024 e al 2,5% nel 2025. L’obiettivo della Bce del 2% non sarà centrato“.

“Il nostro Paese e quelli membri dell’Ue- prosegue Livolsi- devono essere consapevoli che l’Europa può essere non solo una risorsa, ma un’occasione per prendere decisioni coraggiose. Mario Draghi, ex presidente della Bce e del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, è stato incaricato di preparare un Rapporto sulla competitività dell’Europa, da cui tutti ci attendiamo grandi e importanti indicazioni. Con sempre maggiore consapevolezza si andrà verso una difesa comune. Non ha senso che ciascun Paese spenda per sé, si tratta di uno spreco di risorse e di inefficienza nell’allestimento stesso della difesa. Come ha ricordato Federico Fubini qualche giorno fa, l’Europa è capace di decisioni sorprendenti e inimmaginabili rispetto al passato, come l’eurobond da 800 miliardi di euro – di cui l’Italia ha ricevuto un quarto con il Pnrr – e la fornitura di aiuti per 100 miliardi in un anno e mezzo all’Ucraina. Anche l’inflazione a doppia cifra, che ha determinato il più rapido aumento dei tassi nella storia recente, non ha provocato crisi drammatiche”.


“In un quadro generale di riduzione della crescita e dei tassi elevati- dice ancora Livolsi- sarà fondamentale per il nostro Governo da un lato rispettare i fondamenti di come affrontare la crisi economica, dall’altro scommettere – come sostengo spesso anche da queste colonne – sulle imprese, sulla loro internazionalizzazione, la loro crescita dimensionale. Sono decisivi gli investimenti in innovazione e tecnologia, favoriti da incentivi e agevolazioni fiscali e l’attivazione di un processo che consenta al capitale privato di alimentare l’equity delle aziende. Sarà dirimente anche l’evoluzione delle dinamiche della geopolitica e dei conflitti bellici, come quelli in Israele e in Ucraina. Qualora queste situazioni dovessero stabilizzarsi – come ci auguriamo fortemente – tutto potrebbe ripartire, con la diminuzione dell’inflazione e del costo delle materie prima e la ripresa dei consumi”.

“Vorrei finire questo mio contributo, ribadendo quanto già fatto da altri osservatori. Nel 2024 si andrà alle urne in 76 Paesi, che rappresentano più della metà del Pil mondiale. Voterà il 51% della popolazione del pianeta e le elezioni si terranno in otto dei Paesi più popolosi al mondo: India, Usa, Indonesia, Pakistan, Brasile, Bangladesh, Messico e Russia. Dalla Russia, con Putin, presidente per la prima volta nel 1999, che raccoglierà il solito plebiscito, agli Usa, con il ritorno in campo di Donald Trump e il rischio dell’isolazionismo, alla più popoloso Paese islamico del mondo quale l’Indonesia, alla tigre indiana in crescita impetuosa a Paesi delle grandi contraddizioni, dal Pakistan, al Brasile al Bangladesh, l’auspicio è che prevalgano la democrazia e la libertà economica, che a parere di chi scrive sono un binomio imprescindibile” conclude Livolsi.

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