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VENEZIA – Quella di Giulia Cecchettin è una “tragedia che non può lasciare indifferenti e che deve spingere a un profondo mutamento di rotta. Non si tratta di inasprire pene, quanto di agire nella prevenzione e nella diffusione della cultura del rispetto e parità dei sessi”. Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, interviene dopo il femminicidio giovane descritto come “uno dei casi più spinosi e delicati di questi ultimi anni” che “ha visto il coinvolgimento di centinaia di persone tra cittadini, volontari e personale delle Forze dell’ordine oltre ai magistrati e credo sia doveroso non solo essere vicini ai familiari di Giulia Cecchettin, ma anche ringraziare quanti si sono prodigati in questi giorni”.
Il lutto nel giorno del funerale di Giulia “deve essere un momento di riflessione ma anche di impegno comune per affrontare questo cancro che infesta la nostra società. Certo, è necessaria la certezza della pena e la certezza che essa sarà fatta scontare integralmente, mentre non possiamo sottovalutare i segnali e le denunce che troppe volte sono trascurate o, peggio, incomprese: queste sottovalutazioni e incomprensioni sono frutto di una cultura che, anche nella classe dirigente, non crede nella parità di genere e accetta, invece, una aberrante idea di supremazia maschile“, afferma Ciambetti. Intanto, “la grande partecipazione emotiva dell’opinione pubblica, il grande aiuto dato da semplici cittadini e volontari, che non si sono risparmiati, la caparbietà e professionalità messa in campo dalle Forze dell’ordine, sono un segnale importante che va coltivato per tenere alta l’attenzione e l’indignazione su questi crimini: la strada da fare è lunga e non sarà facile, ma dobbiamo intraprenderla senza tentennamenti”, conclude.
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“Entrando a gamba tesa ed in maniera disumana su una ragazza che con grande fermezza e compostezza si sta facendo carico, pur nella tragedia, di diffondere messaggi costruttivi e di denuncia su un fenomeno sociale da sradicare”, il consigliere regionale Stefano Valdegamberi “si dimostra in questo modo perfetto testimone di quella cultura patriarcale che non sopporta le donne che parlano, una cultura che vogliamo appunto combattere“. Per le sue “folli dichiarazioni” e “accuse deliranti, che tirano in ballo il satanismo e un taglio eversivo”, in Veneto è più che bufera su Valdegamberi. La capogruppo del Pd in Regione, Venessa Camani, lo definisce la prova provata della cultura patriarcale, ma aggiunge che il tenore delle sue considerazioni “dovrebbe indurre i magistrati ad indagare. Siamo alla follia che si aggiunge alla follia di questo come di tutti i femminicidi. Penso seriamente che il Consiglio regionale, per tutelare la propria dignità, dovrebbe assumere seri provvedimenti”. Perchè “nel pieno di una tragedia come quella che ha investito la famiglia Cecchettin, è indegno che un rappresentante delle istituzioni, come dovrebbe essere il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, si esprima con farneticazioni che mettono sotto accusa la sorella di Giulia”.
Perché le donne “devono sempre essere giudicate per ciò che indossano e dicono? Le parole del collega Valdegamberi sono il perfetto esempio di una cultura che dobbiamo abbandonare”, aggiunge Cristina Guarda (Europa verde). “Nemmeno il Veneto riesce a sottrarsi alla spirale di violenza nei confronti delle donne. Permane- aggiunge- una cultura che vorrebbe costringere le donne a ricoprire un ruolo subordinato rispetto a quello degli uomini. Per molti uomini le parole e i pensieri di una donna assumono valore esclusivamente se espressi secondo canoni che faticano ad abbandonare”. Anche Guarda si augura quindi che “i rappresentanti delle Istituzioni sappiano sempre cogliere la sofferenza delle cittadine e dei cittadini, attraverso rispetto ed empatia. Evitando parole che non fanno altro che alimentare quel solco entro cui gli stereotipi di genere si annidano”.
Secondo Elena Ostanel, del Veneto che vogliamo, “nel fiume di parole che sta avvolgendo e in troppi casi sommergendo la tragica fine di Giulia Cecchettin, quelle espresse del consigliere regionale Stefano Valdegamberi, risultano fuori luogo e ce le saremmo risparmiate”. Le frasi di Valdegamberi “sono inaccettabili” e per questo Ostanel chiede al presidente della Regione, Luca Zaia, colui “che ha voluto il politico veronese nelle sue schiere”, di riferire in aula. “Non basta prendere le distanze a mezzo stampa. Deve farlo davanti a tutti i veneti, in Consiglio regionale. Trovo inoltre imbarazzante- afferma Ostanel- che un eletto nelle istituzioni si permetta di giudicare come si debba reagire alla tragica perdita della sorella e vedere che, commentando un evento collegato a un femminicidio, si continui a disquisire sul modo in cui una donna si veste”. Usare parole “così fuori misura significa che non si ha nessun interesse nell’opinione delle donne. Non c’è nessuna donna oggi, in Veneto come in Italia- continua Ostanel- che non provi empatia per Elena Cecchettin. Qui non parliamo del diritto di critica, che nessuno contesta, né del senso di misura e di rispetto che un politico dovrebbe tenere nelle sue esternazioni, concetto che al nostro è evidentemente alieno. Parliamo di un atteggiamento sotteso, fastidioso e sfacciato, di un menefreghismo maschilista che sfiora la misoginia e popola quella cultura del possesso della donna che in molti, me compresa, riscontrano nella società ‘patriarcale’”, conclude.
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