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Proteste al politecnico di Hong kong: 1100 arresti, dentro ormai pochi

'Free press': "Tentativi di fuga attraverso la rete fognaria"

Pubblicato:20-11-2019 12:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:38
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ROMA – Alcuni manifestanti sono ancora asseragliati all’interno del Polytechnic University di Hong Kong, dopo quattro giorni di assedio da parte delle forze di sicurezza, mentre oltre 800 avrebbero lasciato l’edificio. Lo confermano diverse fonti locali, tra le quali Ted Hui, dirigente del Democratic Party locale, che nel pomeriggio di ieri ha mediato con la polizia accompagnando decine di dimostranti fuori dell’università. Stando ai numeri della polizia, 1100 manifestanti sono stati arrestati una volta usciti dal Politecnico. Molti erano minorenni, e sono stati quindi liberati una volta terminate le operazioni di registrazione presso i commissariati. Secondo l’autorità che gestisce gli ospedali della città, invece, 325 persone sarebbero rimaste ferite negli scontri nell’università. Secondo la pagina di informazione indipendente ‘Hong Kong free press (Hkfp)’, ieri molti dimostranti hanno provato a fuggire, anche attraverso la rete fognaria, ma sono stati fermati dalle forze di sicurezza.

Sempre secondo ‘Hkfp’ già trecento manifestanti erano usciti nel corso della mattina, accettando di essere accompagnati fuori dal presidente del Parlamento di Hong Kong Jasper Tsang. Tsang ha anche criticato la scelta di etichettare i manifestanti come “rivoltosi” da parte della polizia, affermando che renderà solo più difficile la cooperazione con le autorità. Ted Hui ha detto alla stampa che le provviste rimaste ai dimostranti rimasti all’interno del edificio sono scarse e potrebbero terminare già oggi. Un gruppo di familiari delle persone asserragliate nel Politecnico si è radunato a poca distanza dall’edficio per chiederne la liberazione in sicurezza. Hong Kong è entrata lunedì nella 25esima settimana di manifestazioni, nate per protestare contro la legge, poi ritirata, che avrebbe permesso le estradizioni verso la Cina. I dimostranti chiedono ora le dimissioni del Segretario Generale Carrie Lam, e il rispetto dell’autonomia di Hong Kong da Pechino, nell’ambito della formula “un paese due sistemi”.


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