NEWS:

Ditte edili emiliane a candidati: basta pregiudizi, mica siamo mafiosi

Il Collegio edili da Modena: sono i titolari delle piccole ditte a dover dimostrare di “non essere mafiosi, ribaltando l’onere della prova"

Pubblicato:20-09-2022 18:52
Ultimo aggiornamento:20-09-2022 18:52

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

MODENA – Basta con la malafede contro le imprese e gli imprenditori. Tuttora, sono i titolari delle piccole ditte a dover dimostrare di “non essere mafiosi, determinando un vero e proprio ribaltamento dell’onere della prova” e confermando tutti i pregiudizi che gravano ancora sul settore edilizio e sui suoi attori. A pochi giorni giorni dalle elezioni è il Collegio imprenditori edili Emilia, associazione di categoria di piccole e medie imprese che fa capo a Confapi Aniem, a rivolgersi con una certa urgenza di ‘giustizia’ ai candidati in campo. Il presidente del Collegio, Claudio Candini, dalla sede di Modena premette anzitutto che quello in ballo è “un comparto strategico per l’Italia che contribuisce in modo rilevante al suo pil”, sia direttamente per gli importanti volumi di fatturato che sviluppa sia, indirettamente, “contribuendo in modo decisivo ad aumentare la competitività del paese (infrastrutture, edifici industriali, culturali e d’istruzione) e la qualità della vita (residenze, luoghi di cura e assistenza, impianti sportivi)”. L’occasione delle elezioni alle porte, in particolare, viene colta dal Collegio per lanciare un appello a superare “un forte pregiudizio culturale, se non addirittura ideologico, che condiziona pesantemente la legislazione e le regole che governano il mercato”.

“WHITE LIST, L’ONERE DELLA PROVA VIENE RIBALTATO”

Ecco l’esempio “su tutti” che propone Candini: “Attraverso la White List occorre dimostrare di non essere mafiosi, determinando un vero e proprio ribaltamento dell’onere della prova”. Si tratta di un ribaltamento e di un pregiudizio che hanno già prodotto grossi danni, secondo i rappresentanti del settore. “Il radicamento di questo pregiudizio- ricorda Candini- ha portato a concepire tutta la legislazione del settore, a partire dal Codice dei contratti, non innanzitutto come strumento di politica industriale, come accade nel resto dell’Europa, ma come norma dal profilo di ordine pubblico, orientata a prevenire, senza peraltro riuscirci, la corruzione e la concussione”.
Tuttavia, qualcosa si sta muovendo e la legislatura che sta per terminare avrebbe iniziato a prendere atto delle anomalie. Sblocca Cantieri, decreti Semplificazioni 1 e 2, oltre a Pnrr e legge delega per il nuovo Codice, hanno iniziato effettivamente ad agire contro la “preoccupante deriva”, per dirla col Collegio emiliano: “Si tratta di segnali positivi che vanno confermati, per tornare a premiare il merito e la qualità delle imprese”. Ecco quindi la ricetta delle pmi edili emiliane: bisogna ripristinare le procedure negoziate (“necessariamente mitigate dal principio di rotazione e dalla pubblicità dei resoconti conclusivi”) e la relativa discrezionalità delle stazioni appaltanti, insieme alla ridefinizione del reato di abuso d’ufficio, che vengono considerati gli elementi da salvare e valorizzare, anche all’interno del nuovo Codice, insieme “ad un’ormai improcrastinabile qualificazione delle stazioni appaltanti perché sono troppi i casi di progettazioni scadenti”, che rendono impossibili i lavori. “Occorre quindi- sprona il Collegio degli imprenditori edili- modificare quelle norme che presuppongono la malafede delle imprese”. Gli errori fatti nella normativa del Superbonus, oggi parzialmente corretti, non devono ricadere insomma sulle famiglie e sulle imprese.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it