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Povertà a Bologna: le anziane vendono casa per pagarsi la badante

Sos delle Acli: "Tra gli annunci immobiliari non a caso spicca la nuda proprietà, ossia persone anziane che vendono il loro immobile mantenendo il diritto di abitarci fino alla morte. Lo fanno proprio perché hanno bisogno di liquidità"

Pubblicato:15-03-2024 16:00
Ultimo aggiornamento:15-03-2024 16:00

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BOLOGNA – Allarme degli sportelli sociali per le donne sole, e anziane, a Bologna: stanno vendendo casa per permettersi una badante, come dimostrano gli annunci immobiliari sempre più numerosi sulle nude proprietà. È lo spaccato che emerge dal report “Nuove povertà e problema alloggiativo: dati e soluzioni”, illustrato oggi nella sede locale delle Acli. Va subito al punto Chiara Pazzaglia, presidente dell’associazione, considerando l’indagine suiredditi degli ultimi tre anni dei cittadini di città e territorio metropolitano: “Il dato che riteniamo più preoccupante- indica Pazzaglia- è che la povertà non è più identificabile con il mancato possesso della casa di proprietà. Mentre una volta chi stava bene ce l’aveva, adesso spesso è un bene di cui liberarsi. Per poter pagare la badante”, ad esempio. Aggiungono Pazzaglia e il presidente del patronato Acli, Filippo Diaco: “Tutti vediamo gli annunci immobiliari. Spesso si tratta di vendite di nuda proprietà, ossia persone anziane che vendono il loro immobile mantenendo il diritto di abitarci fino alla morte. Lo fanno proprio perché hanno bisogno di liquidità, per la casa di riposo o appunto più spesso per la badante. Noi che abbiamo 3.000 contratti in gestione ogni anno di badanti, ci siamo resi conto di questo particolare rincaro, che è diventato una fonte di povertà considerevole”. Insomma, sintetizza la presidente Acli, “non è cambiato niente dai tempi della Bibbia: i poveri a Bologna sono le vedove over 70, quindi donne sole. Sole nel senso che o lo sono sempre state oppure sono persone a cui è morto il coniuge, nel 46% dei casi”.

“LA PROPRIETÀ? UNA VOLTA ERA ‘RICCHEZZA’, ORA AUMENTA VALORE ISEE”

Nel momento in cui non riescono più a mantenersi con la sola reversibilità del coniuge e con la propria pensione, magari sociale, decidono dunque di vendere casa. “Se la casa di proprietà una volta era una ricchezza, oggi- aggiorna Pazzaglia- aumenta il valore dell’Isee e registra dei costi di condominio, di utenze e di manutenzioni non più compatibili” con l’assistenza di welfare al proprio domicilio. Per questo, l’associazione si sente di dare un consiglio ai servizi sociali in generale: “Occorre cercare di non dare tutto a tutti, ma riportare equilibrio tra chi non ha niente e chi invece può permettersi più cose. Diciamo no alla gratuità indistinta di certi servizi”. Rimarca Pazzaglia sul tema di genere: “Le più povere sono le donne sole, del resto le donne vivono più degli uomini. Le vedove sono 4-5 volte gli uomini rimasti soli. Il divario retributivo non si colma mai, nemmeno durante la pensione, visto che la carriera della donna e più frammentata, spesso per l’assistenza di parenti e figli” tra congedi e maternità. In questo quadro pesano i ben 2.200 immobili non locati (come emerge dai 10.705 calcoli Imu al Caf Acli) a livello locale, al di là che poi tutti se li possano o meno permettere sul serio.


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