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Attacchi di squali in Italia: la storia del sub ucciso da un grande bianco

Nel 1989 l'ultimo attacco fatale ad un essere umano nelle nostre acque

Pubblicato:19-07-2023 12:46
Ultimo aggiornamento:19-07-2023 12:46
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ROMA – Aumenta il numero degli avvistamenti di squali lungo le rive dei mari italiani. Da una parte il surriscaldamento climatico, dall’altro la pesca eccessiva, hanno fatto sì che questi animali si avvicinino sempre più alle coste in cerca di cibo. Un fenomeno che sta interessando tutto il mondo, ma che per noi rappresenta una novità.

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GLI SQUALI ‘PERICOLOSI’

Delle oltre 500 specie di squalo che nuotano nelle acque di tutto il mondo, solo 12 sono considerate potenzialmente pericolose per l’essere umano. I responsabili della maggior parte dei morsi sono il grande bianco (Carcharodon carcharias), lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier), il leuca (Carcharhinus leucas) e il longimano (Carcharhinus longimanus). Tuttavia, tutti gli squali, grandi e piccoli che siano, sono predatori e potrebbero essere in grado di infliggere ferite se provocati.


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Le specie di squalo potenzialmente pericolose nei mari italiani sono tre: il mako, il grande bianco e in parte minore la verdesca. Quest’ultimo non è di indole aggressiva, ma attacca se spaventato.

GLI ATTACCHI DI SQUALI IN ITALIA

Nonostante gli avvistamenti siano comuni, sono invece rari nelle nostre acque gli attacchi di squali. Dal 1900 ad oggi, sono stati riportati circa 40 incidenti. Di questi, meno di 10 mortali. L’ultimo attacco fatale è accaduto nel 1989 nel Golfo di Baratti (Piombino), dove perse la vita il sub Luciano Costanzo.

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LA STORIA DI LUCIANO COSTANZO

La mattina del 2 febbraio del 1989, Luciano Costanzo esce in barca con il figlio ed un amico al largo del Golfo di Baratti, nelle vicinanze di Piombino. L’uomo, 47 anni e sub per passione, si immerge, mentre gli altri restano a bordo. Passano pochi minuti quando una pinna emerge dall’acqua. Luciano torna velocemente in superficie e la barca si dirige verso di lui per portarlo in salvo. Secondo il racconto dei due testimoni, il sub è stato raggiunto prima dallo squalo. Una serie di attacchi e poi quello fatale: Luciano viene morso e trascinato sott’acqua.

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Dopo una ricerca disperata, i due tornano a riva per avvisare i soccorsi. La Capitaneria di Porto si mobilita, senza successo. Nessuna traccia né dell’uomo né dello squalo. Passano diversi gironi, le ricerche vanno avanti. Tre giorni dopo viene ritrovata sul fondale parte dell’attrezzatura da sub di Luciano. Le analisi sui reperti confermano che l’uomo è stato attaccato da uno squalo, secondo le ricostruzioni, un grande bianco.

Questa è stata l’ultima volta che uno squalo è stato responsabile della morte di un essere umano nelle acque italiane.

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