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Squali nel Mediterraneo: le specie più affascinanti dei mari italiani

Al mondo esistono più di 500 specie di squalo: solo una cinquantina abitano nei nostri mari

Pubblicato:05-07-2022 11:22
Ultimo aggiornamento:14-07-2022 11:26

squali in italia
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ROMA – C’è anche il Grande Bianco tra gli squali presenti nel Mediterraneo. Meno di 50 specie abitano nei nostri mari: una piccola comunità rispetto alla vasta popolazione nelle acque del pianeta. In tutto il mondo, infatti, esistono più di 500 specie di squali (come noi siamo abituati a conoscerli), raggruppate nel superordine dei Selachimorpha.

Sebbene gli squali nel Mediterraneo siano una piccola realtà, esistono e i loro avvistamenti sono sempre più frequenti. Ecco alcune tra le specie più affascinanti dei mari italiani.

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GRANDE SQUALO BIANCO

I temutissimi squali bianchi sono una realtà nelle acque italiane. In particolare, l’aera compresa nel canale di Sicilia, Malta e Tunisia è una specie di “nursery”, dove i grandi bianchi si riproducono. Quelli avvistati in Sicilia, infatti, sono giovani esemplari. A differenza di altre specie di squalo, il grande bianco è a sangue caldo, anche se non mantiene costante la temperatura corporea e deve mangiare molta carne per essere in grado di regolare la sua temperatura.

I grandi squali bianchi sono i più grandi pesci predatori: nuotano fino a 24 km/h, pesano 2 tonnellate e crescono fino a una lunghezza di 4,5 metri circa. Tuttavia, sono stati scoperti esemplari anche di 6 metri. Nonostante la sua stazza massiccia, lo squalo bianco è in grado di compiere spettacolari evoluzioni. Il cosiddetto “breaching”, comportamento tipico dei cetacei, che consiste nel compiere salti e acrobazie fuori dall’acqua. Almeno tre specie di squali ne sono in grado: il mako, lo squalo pinna nera del reef e, appunto, il grande squalo bianco.

MAKO

Presente, ma non comune nel Mediterraneo, lo squalo Mako è un predatore del mare tanto affascinante quanto pericoloso. Citato nel 1952 da Ernest Hemingway ne “Il vecchio e il mare”, è una vera star cinematografica: la sua faccia è stata utilizzata da Steven Spielberg per la locandina del film “Lo Squalo” ed è il protagonista del fanta-film “Blu Profondo”. Si tratta di uno degli squali più veloci del mondo.
Grazie alla sua agilità riesce a raggiungere i 70 km/h, riuscendo a coprire lunghe distanze i poco tempo.

Bello e affascinante quanto letale. Il Mako rientra nella rosa dei 5 squali più pericolosi del mondo, insieme al Grande Squalo Bianco, il Leuca, lo squalo Tigre, e il Longimano. Ogni anno si registrano diversi attacchi all’uomo non provocati. L’ultimo episodio è avvenuto in Egitto, dove due turiste hanno perso la vita in seguito alle ferite riportate dall’attacco di un mako.

VERDESCA

Tra tutti gli squali nel Mediterraneo, la Verdesca, o squalo azzurro, è una delle specie più prolifiche nelle nostre acque, in particolare nell’Adriatico. Rispetto ad alcuni suoi simili non è pericoloso, ma attacca solo se spaventato. Si tratta di una specie a rischio estinzione a causa delle sue pinne, pietanza base di alcune ricette orientali. La verdesca raramente morde gli esseri umani. Dal 1580 fino al 2013, è stato coinvolto in 13 incidenti, quattro dei quali mortali. Si stima che ogni anno vengano uccisi dall’uomo almeno fino ai 20 milioni di esemplari.

SQUALO ELEFANTE

È il secondo pesce esistente più grande al mondo, dopo lo squalo balena. Ma non fatevi ingannare dalle sue dimensioni: lo squalo elefante è tanto grande quanto innocuo. Si ciba di plancton, che cattura aprendo la sua enorme bocca. Comunemente raggiunge i 9 metri di lunghezza, ma sono stati avvistati diversi esemplari anche di 12 metri. Resta un animale alquanto misterioso. Solitario ed elusivo, è stato inserito nella Lista Rossa delle specie a rischio di estinzione dell’IUCN.

SQUALO MARTELLO

Riconoscibile per la tipica conformazione del muso, lo squalo martello comune è stato ripetutamente osservato in grandi gruppi dai sub attorno a Lampedusa, nel canale di Sicilia. È considerato potenzialmente pericoloso per l’uomo, sebbene il numero di attacchi segnalati sia molto basso. Esistono diverse ipotesi sul perché la natura gli abbia conferito la testa a martello. Al momento, quella maggiormente accreditata è che l’ampiezza migliori la capacità di localizzazione elettrica. Tuttavia, si tratta solo di ipotesi. La vera utilità della testa a martello resta ancora un mistero.

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