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Osteoporosi, Tafaro (Siommms): “Nel Lazio sono 9.300 le fratture di femore l’anno”

La patologia è la quarta casa di disabilità in Europa. Ne soffrono anche le donne in gravidanza e allattamento

Pubblicato:19-02-2024 13:51
Ultimo aggiornamento:19-02-2024 18:09

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ROMA – “L’osteoporosi rappresenta la quarta causa di disabilità in Europa e nel Lazio si registrano ogni anno circa 9.300 fratture di femore. Quasi tutte sono fratture da fragilità che si potrebbero evitare se dopo la prima venisse creato un percorso per guidare il paziente verso il ‘bone specialist’, ovvero il medico internista, l’endocrinologo, il geriatra, il reumatologo, il ginecologo, l’ortopedico e il fisiatra, che gli darà il trattamento adeguato per prevenire ulteriori fratture da fragilità”. Lo spiega all’agenzia Dire la professoressa Laura Tafaro, ricercatrice presso La Sapienza- Università di Roma, bone specialist e responsabile dell’ambulatorio osteoporosi e fratture dell’Azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma, coordinatore della sessione Lazio della Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siommms) e responsabile scientifica, insieme al vice coordinatore, il dottor Renato Pastore, endocrinologo del Gemelli-Isola, del convegno ‘L’osteoporosi, una sola patologia da molti punti di vista’, ospitato nei giorni scorsi presso il Consiglio nazionale delle ricerche. L’evento ha avuto il patrocinio dell’Ordine dei medici di Roma e ha visto l’intervento del vicepresidente dei camici bianchi capitolini, Stefano De Lillo.


Il convegno ha riscosso notevole successo, con oltre 300 partecipanti. “Quando si ha un problema di osteoporosi o di fratture da fragilità- precisa Tafaro- non bisogna inviare necessariamente il paziente all’ortopedico ma al bone specialist. La grande novità è che lo scorso 16 gennaio la regione Lazio ha approvato la visita osteometabolica, grazie alla quale il medico di medicina generale è sicuro di inviare il paziente a un professionista che si occupa di osteoporosi. E questo, di fatto, costituisce i presupposti per la creazione di un percorso regionale“.
La professoressa Tafaro sottolinea inoltre che “durante il convegno è poi emerso un altro importante aspetto: la necessità di un percorso virtuoso nella gestione dei pazienti affetti da osteoporosi. Nel Lazio, infatti, le altre patologie che creano disabilità possono beneficiare di percorsi dedicati, mentre una survey tra i partecipanti ha evidenziato che dovrebbero essere maggiormente identificati i pazienti con osteoporosi severa per poi inviarli allo specialista. Gli stessi medici di medicina generale presenti hanno espresso la necessità di dare vita a tale percorso”.
Quello che, invece, è in via di sviluppo è uno strumento che facilita la gestione dell’osteoporosi da parte del medico di medicina generale e degli specialisti. “È una App, si chiama ‘Think bone’, ovvero ‘Penso l’osso’, ‘Per non mollare l’osso’, ed è stata realizzata proprio per facilitare l’informazione e la conoscenza dei centri specialistici che si occupano di questa patologia. Uno strumento per dare informazioni e creare una rete“.


L’osteoporosi– ricorda la responsabile dell’ambulatorio osteoporosi e fratture dell’Azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma- colpisce soprattutto le donne in post menopausa, ovvero quelle dopo i 65 anni ma, oltre a quelle congenite, possono presentarsi forme gravi anche prima di questa età. Mi riferisco all’osteoporosi gravidica, una forma caratterizzata da fratture da fragilità che si verificano durante la gravidanza o nelle prime fasi dell’allattamento. Le donne che ne soffrono non sono poche e sono rappresentate dall’Associazione mamme con osteoporosi gravidica, la Mamog“.
L’osteoporosi si può fortunatamente curare grazie a farmaci efficaci. “Ci sono quelli di primo e secondo livello- prosegue- in particolare quelli anabolizzanti hanno la funzione di ripristinare la qualità dell’osso. Il problema, però, è che non tutti i professionisti credono in questa terapia o non la conoscono abbastanza. E questo è davvero un peccato, dato che alcuni di questi farmaci sono in grado di ridurre le fratture da fragilità fino al 60%“.
Durante il convegno si è parlato anche delle nuove terapie a disposizione dei pazienti affetti da osteoporosi. “Alcune- conclude Laura Tafaro- sono già prescrivibili nella regione Lazio, come il denosumab o il romosozumab, ed è in arrivo l’abaloparatide. Dobbiamo fare in modo che tutti i pazienti possano beneficiare di queste nuove ed efficaci cure per l’osteoporosi”.


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