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Donne che fanno i cavalieri al palio di Sacrofano? “No, non si può”. La denuncia di Lorena

Nel 2014 Lorena Granori, appassionata di cavalli e corse, è stata esclusa dalla tradizionale giostra del Palio della Stella di Sacrofano. Si è ribellata

Pubblicato:18-12-2019 13:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:46

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ROMA – Se sei donna non puoi fare il ‘cavaliere’, puoi essere solo ‘amazzone’. Questa, in sintesi, la motivazione con cui nel 2014 Lorena Granori, giovane ragazza appassionata di cavalli e corse, è stata esclusa dalla tradizionale giostra del Palio della Stella di Sacrofano, borgo di quasi 8 mila anime alle porte di Roma dove dal 1994 nel mese di settembre si tiene la rievocazione storica in costume medievale ispirata alla storia d’amore tra Tommasina e Desiderio, giovane cavaliere che per conquistarla dovette superare delle prove di destrezza. Lorena, però, non ci sta ad essere esclusa e comincia da subito la sua battaglia contro quella che a lei suona come “una discriminazione di genere“, ingabbiata nello Statuto della gara e scritta nero su bianco nel verbale dell’assemblea del Comitato delle Contrade dell’1 settembre 2014.

“Non vi è nessuna rispondenza tra la storia dalla quale il Palio nasce con la partecipazione di un’amazzone“, dice in quell’occasione il presidente della Contrada Bicetti. Opinione condivisa dai presidenti delle altre contrade (Monte del Casale, Martini, Ala Musina, Petruscheto), perché “la storia o la favola alla quale il Palio fa riferimento non prevede la partecipazione di un’amazzone“. Una votazione “illegittima e discriminatoria” per Enrico Granori, padre di Lorena, presidente della Contrada le Valli, che aveva presentato la candidatura della ragazza perché “non disponeva di un cavaliere”. Accusa rispedita al mittente dal presidente del Comitato, M. G., “il quale puntualizza con forza che il Comitato non ha mai agito in maniera discriminatoria, ricordando che all’interno delle Contrade ci sono state e ci sono tutt’ora donne che ricoprono alte cariche dirigenziali”.

La vicenda diventa politica quando due consiglieri comunali di minoranza promuovono un’interrogazione all’allora assessore al Turismo e Spettacolo e al sindaco di Sacrofano. “A quanto noto- scrivono i consiglieri- a seguito di un’assemblea frettolosamente convocata l’amazzone veniva esclusa perché non rispondente al quadro storico/leggendario rappresentato nel Palio della Stella ma questo, avendo valenza solo dal punto di vista coreografico, non avrebbe dovuto essere discriminatorio se la ragazza avesse vestito idoneamente i panni e le sembianze da cavaliere come altre avevano già fatto in passate edizioni”. E questo è il punto su cui insiste Lorena: “Non è pensabile che nel 2019, in un Comune alle porte di Roma, si possa vietare qualcosa ad una persona in quanto donna, peraltro nell’ambito di manifestazioni patrocinate da un Comune e finanziate anche con il contributo della Regione Lazio. Anche a Siena le donne possono correre e nei primi anni del nostro palio, a metà Anni 90, le donne hanno partecipato come cavalieri”. Notizia confermata nel febbraio 2015 anche da Enzo Scianetti, allora vicepresidente del Comitato delle Contrade, che nella sua replica a Enrico Granori parla di “risultati risibili”.


“Per quanto riguarda la partecipazione di donne al palio stesso è falsa- scrive sul foglio locale Nero su bianco news- perché alla prima edizione, allora Corsa della Stella in onore di Sant’Antonio Abate nel gennaio del 1994, parteciparono solo due amazzoni con risultati risibili”. E, poco più avanti, chiarisce: “Confermo, quindi, che l’esclusione di ‘un’amazzone’ non è in quanto donna ma per il fatto che risulta incongruente con il Regolamento stesso firmato, accettato e rispettato da tutti per venti anni”.

A far luce sull’affaire di Sacrofano, che si trascina ormai da cinque anni, ci penserà la nuova sindaca, Patrizia Nicolini, che così dichiara alla Dire: “È una vicenda che appartiene al passato, da donna non posso che essere solidale con l’esigenza di una parità di genere in tutte le attività, anche in questa. Ne terremo conto per il prossimo palio, lo Statuto va approfondito per capire quali sono gli ostacoli e poi rimuoverli. Visto che siamo stati anche inseriti nell’albo regionale delle rievocazioni storiche- conclude la sindaca- dovremo anche andare a capire quali sono i requisiti. Lavorerò per arrivare alla 27esima edizione del palio di settembre 2020 a far gareggiare uomini e donne”.

Nel frattempo, dalla Regione Lazio, la consigliera Pd, presidente della IX Commissione-Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio, Eleonora Mattia, prende posizione e fa sapere: “Presenterò un emendamento alla legge di bilancio o al collegato per incentivare la partecipazione delle donne alle manifestazioni, feste e rievocazioni storiche e popolari e prevedere la revoca dei benefici, anche economici, a chi organizzerà manifestazioni che direttamente o indirettamente utilizzino il genere per impedire la partecipazione di bambine, ragazze e donne. Gli stessi soggetti non potranno essere iscritti a registri o elenchi disciplinati dalla normativa regionale”.

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