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Dipendenti infedeli rubano mezzo milione di euro a Hera

I due, marito e moglie, hanno sfruttato le loro conoscenze del sistema per truffare l'azienda per tre anni

Pubblicato:18-11-2019 09:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:37
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BOLOGNA – Dal 2016 all’aprile di quest’anno hanno sottratto dalle casse di Hera oltre mezzo milione di euro, girando poi i soldi sul conto corrente di un’associazione sportiva dilettantistica della provincia di Bologna (Castenaso, a quanto si apprende). I due, che sono marito e moglie e lavorano, rispettivamente, per Hera Comm e Heratech, sono stati però scoperti dalla Guardia di finanza bolognese e denunciati per accesso abusivo a sistema informatico e furto aggravato e continuato. Per il presidente, il vicepresidente e un consigliere dell’associazione sportiva è invece scattata una denuncia per reimpiego di denaro di provenienza illecita. L’indagine ChimHera, coordinata dal pm Antonella Scandellari, è partita a maggio a seguito di una segnalazione da parte di Hera, che aveva notato degli ammanchi sospetti. E nel giro di qualche mese le Fiamme gialle del Nucleo di Polizia economico-finanziaria hanno smascherato “i due dipendenti infedeli che, abusando della qualità di operatori di sistema, sono riusciti a superare le barriere protettive del software aziendale- creando false transazioni e manipolando le funzioni informatiche attinenti bollette, rimborsi e pagamenti- e a sottrarre dalle casse di Hera oltre 500.000 euro nel giro di tre anni”.

Le somme, dirottate sul conto corrente dell’associazione, sono state poi reimpiegate dai tre dirigenti “sia per spese riconducibili alla stessa associazione, sia per spese di carattere personale come cene e trasferte“. I dirigenti, si legge, hanno agito con “la piena consapevolezza di utilizzare fraudolentemente denaro altrui”, e nei loro confronti il gip bolognese Gianluca Petragnani Gelosi “ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del denaro, dei beni mobili ed immobili registrati e altre disponibilità facenti parte del patrimonio personale degli indagati, fino alla concorrenza del valore di oltre mezzo milione di euro”.


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