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FOTO | Scattare per rinascere, da Pink Project a ‘un altro pianeta’

Intervista a Francesca Tilio: "In autunno due mostre fotografiche tra Roma e Milano"

Pubblicato:18-09-2019 09:16
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:42

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ROMA – Il femminile come suggestione e chiave di rinascita si fa arte negli scatti di Francesca Tilio, classe 1975, designer grafica e performer di Jesi, dopo i trent’anni fotografa per passione e professione. Autrice di progetti dalla forte carica evocativa in cui la ricerca dell’estetica cede il passo al personale, senza mai rivelare troppo.

Mamma felice di Dora, sei anni e mezzo, dopo un cancro al seno sconfitto, all’inizio del prossimo autunno sarà protagonista di due mostre tra Roma e Milano: in Montenapoleone dal 25 settembre al 2 ottobre con ‘Pink Project‘, tra gli eventi di Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori-Lilt Milano nel ‘mese rosa’ per la prevenzione e diagnosi precoce del cancro al seno e alla Galleria Mo.C.A., nella Capitale, dal 10 al 20 ottobre con il progetto al suo debutto ‘Girls from another planet’.


COME NASCE PINK PROJECT

E ‘le ragazze da un altro pianeta’ rappresentano il presente di Francesca: una ricerca “estetica, poetica e surreale” vera cifra della fotografa, che, dopo un periodo di pausa, ha però deciso di tirare di nuovo fuori dal cassetto il suo privato.
“‘Pink Project’, il primo che parla di me in modo così personale- racconta Francesca alla Dire- nasce quando scopro di essere incinta di Dora e prosegue in ogni viaggio, in cui io ancora porto il vestito e la parrucca rosa e mi fotografo”.

LA MALATTIA E LA MATERNITA’

Vestito e parrucca rosa che l’accompagnano durante e dopo la malattia: un cancro al seno diagnosticato nel 2006, quando l’artista ha solo 31 anni. “Mi hanno operata, poi ho iniziato la chemioterapia che mi ha fatto perdere i capelli. Allora lavoravo in un’agenzia di comunicazione come creativa e designer grafica e i miei colleghi hanno deciso di regalarmi una parrucca rosa”.

Il tumore fa il suo corso e i medici dicono a Francesca che probabilmente non sarebbe mai diventata madre. “Alla fine della chemioterapia, nel 2007, sono io a farmi un regalo: la mia prima reflex, con cui ho iniziato un percorso fotografico con mostre che riguardano me stessa e il mondo del femminile”.

Durante un viaggio a New York, l’idea. “Ho portato con me la parrucca e un vestito rosa che ho trovato nella soffitta dei miei, mia madre lo indossava quando ero piccola. E ho cominciato a fotografarmi in vari luoghi con l’autoscatto”. Di ritorno dalla Grande Mela la scoperta: “Ho saputo di aspettare una bambina. A quel punto ho pensato che questo progetto, iniziato a New York come visione estetica, poteva trasformarsi nel racconto non didascalico della mia storia”.

Un viaggio di rinascita iniziato con quattro scatti, oggi 33, in cui “c’è la pancia che cresce, mia figlia che nasce, mia figlia che cresce”. E in cui Dora, “che porta il nome di mia nonna”, entra “perché è parte integrante di questa storia”, che continua.
La nascita di una nuova donna è il femminile che si rinnova attraverso la maternità“, si legge nella descrizione del progetto sul sito della fotografa, che così la spiega: “Dopo la malattia, nonostante quanto mi avevano detto i medici, sono riuscita a diventare madre. Volevo narrare questa nascita e crescita di mia figlia, perché significava che la vita stava continuando, che la vita ce l’aveva fatta”.

Nel segno del femminile, un filo ‘rosa’ personale, familiare, che dal vestito materno a Dora percorre il progetto e lo trascende. “In questi scatti sono me stessa- continua Francesca- ma potrei essere un’aliena, una figura visionaria, simbolo di rinascita, in cui le persone possono identificarsi”. Come le donne che il ‘Pink Project’ lo hanno incontrato in mostra ad Ascoli, Jesi, Napoli, Reggio Emilia, che “in tutte le tappe mi hanno raccontato le loro sofferenze e verso le quali ho provato grande compartecipazione, con un forte dispendio emotivo e di energie, che mi ha fatto decidere di metterlo da parte almeno per un po’”.

IL PROGETTO GIRLS FROM ANOTHER PLANET

È a quel punto che arrivano ‘Le femmine sono numeri dispari’, un libro in nove racconti, ciascuno abbinato a uno scatto e a un pezzo musicale, pubblicato nel 2015 e oggi trasformato in un film da Federica Biondi (‘Vicini’, tratto da un solo racconto, ndr); e ‘Girls from another planet’, “progetto nato non per raccontare una storia vera e propria, ma da una visione personale che ha a che fare con un legame estetico, un immaginario cinematografico, in cui ho rappresentato donne di cui quasi mai si vede il volto, psichedeliche. Eroine pop, che si muovono tra mare, collina e montagna”. Donne che “vengono da un altro pianeta, perché hanno la capacità di “‘portarmi fuori’ insieme a loro” e che per Francesca hanno l’anima della “musicista Sandy Denny” o delle “scrittrici Alice Munro e Elizabeth Strout”.

“Sono partita, come al solito, da suggestioni estetiche- spiega a proposito del progetto- Ho reclutato le ragazze che mi potevano interessare, ho scelto gli abiti, le acconciature e il trucco, cercato uno spazio che potesse creare dissonanze”. No a immagini scontate, con un’unica lettura: quella di Francesca “è una ricerca del surreale e in ogni foto ciascuno può trovare il suo senso”. E sulla scelta dei soggetti, l’artista chiosa: “Quella che racconto è una mia visione del mondo femminile, perché è più facile e affine al mio vissuto. Nelle donne che fotografo c’è una bellezza, non smaccata, che si manifesta in un gesto, un’attitudine, una caratteristica fisica”. E che Francesca spera “riescano a ‘portare fuori’ il pubblico, come fanno con me le artiste che amo”.

La figura visionaria del ‘Pink Project’, invece, probabilmente arriverà nei reparti oncologici in Italia e nel mondo, “per regalare pezzetti di questa storia”. Perché, scrive Francesca sul suo sito, “Pink Project sono io, Dora, ogni donna. ovunque”.​

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