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Raz Degan a Verissimo: “Per Israele sono giorni del terrore, mio padre non vuole lasciare il suo kibbutz”

L'attore e modello israeliano Raz Degan ha raccontato questi drammatici giorni in televisione: la preoccupazione per il padre, l'orrore che sta vivendo il suo popolo. "Non so come finirà, dall'Olocausto noi israeliani non abbiamo mai vissuto qualcosa di così grave"

Pubblicato:16-10-2023 13:57
Ultimo aggiornamento:16-10-2023 14:36
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ROMA – “Mio padre ha 80 anni e anche se il nostro kibbutz è stato evacuato, lui non lascia la casa. Non vuole andarsene, dice che quello è il suo posto. Sono giorni orribili per l’umanità intera. Per noi in Israele sono giorni da incubo, dall’Olocausto non abbiamo mai vissuto qualcosa di così grave“. Sono parole dell’attore e modello israeliano Raz Degan, che durante l’intervista di ieri a Verissimo con Silvia Toffanin ha raccontato i giorni drammatici che sta vivendo dal 7 ottobre, giorno dell’attacco sferrato da Hamas a Israele. E oltre all’orrore per la situazione del suo popolo, c’è la preoccupazione reale per la situazione del padre e di un’altra giovane parente, 22enne, che era al rave attaccato da Hamas e di cui si sono perse le tracce.

“ODIO PORTA ODIO, SANGUE PORTA SANGUE”

“Dove finirà e come finirà? Perchè odio porta odio, sangue porta sangue, la vendetta porta vendetta. E poi anche quelli che volevano cambiare il mondo a un certo punto quando perdono il figlio, che mondo vogliono cambiare più?”, ha detto ieri in televisione Raz Degan. L’attore, che ha 55 anni e vive in Italia da molti anni, è nato nel kibbutz di Sde Nehemia (e anche di questo ha parlato nella puntata di ieri di Verissimo) nel Nord di Israele, al confine tra Siria e Libano. Quello che sta accadendo, dice, è terribile: “I cadaveri sono così tanti e non si riescono a distinguere i volti, tanti sono stati bruciati. Ogni giorno mi chiamano amici per raccontarmi atrocità inimmaginabili. Tutto questo è al di là della politica, al di là dei diritti. Questo è l’incubo infernale del terrore“.

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“MIO PADRE NON VUOLE ANDARSENE, DICE CHE QUELLO È IL SUO POSTO”

La situazione del padre è quella che lo preoccupa di più: l’anziano, come altri uomini israeliani, spiega Degan, nonostante il terrore “non vogliono abbandonare” il paese. “Il 90% delle persone se ne sono andate, ma lui non lascia la casa. Non vuole andarsene, dice che quello è il suo posto. Ha passato tutta la sua vita lì, quella è la sua casa, con il suo orto…”. Ma l’attore è in apprensione anche per un’altra “parente di 22 anni” che era al rave preso di mira da Hamas. “Non è tornata a casa, è già passata una settimana e i genitori non sanno dove sia, se sia viva o morta“. Intanto, la sorella dell’attore sta arrivando in Italia, essendo riuscita a trovare un volo, e andrà a vivere a casa sua: “Ha quattro figli, uno di un anno, uno di 3, uno di 5 e uno di 7 anni. Era spaventatissima come ogni madre. Hanno trovato bambini senza testa. E lei viene a stare da me. È stato difficile portarla fuori da Israele perché ormai i voli sono limitati”.

CHI È RAZ DEGAN

Diventato una star in Italia grazie ad un famoso spot pubblicitario degli anni ’90 (quello dell’amaro Jagermeister che finiva con la sua indimenticabile frase “Sono fatti miei“), Raz Degan si è poi stabilito in modo definitivo in Italia, dove per anni ha fatto coppia fissa con la star televisiva Paola Barale. La loro storia è finita definitivamente nel 2015. Da allora il modello, che è sempre stato tendenzialmente riservato, ha trovato una nuova compagna (Stuart, con cui ha sfilato sul tappeto rosso della festa del cinema di Roma nel 2021) ed è andato a vivere in Puglia. Quello che sta succedendo in Medio Oriente lo ferisce profondamente: “Ho sempre collaborato per la pace e mi sono impegnato in progetti di solidarietà, ad esempio per i bambini della Siria- ha detto l’attore a Verissimo-. E vedere che la pistola e la spada sono purtroppo più forti della voce del cambiamento, fa male all’anima. Tutto è così terrificante che ho paura a parlarne al pubblico italiano, non è umano”.

L’INFANZIA NEL KIBBUTZ

Raz Degan ha raccontato anche l’infanzia trascorsa nel kibbutz in cui è cresciuto: “Un kibbutz è un grande campeggio in cui viono 500 famiglie e lavorano insieme. Io sono nato li al confine della Siria. Ha raccontato di essersi dovuto spesso nascondere nei bunker da bambino: “Ci cadevano i missili addosso. Noi eravamo piccoli, passavamo settimane se non mesi nei bunker a vivere con altri 30 bambini. I genitori venivano di sera a mangiare con noi; poi prendevano i fucili e andavano a combattere. Mi ricordo di papà in divisa, perché lui stava al fronte. Ma nella storia di Israele dal 1948 non c’era mai stata una tragedia di queste proporzioni”.

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“STANNO TERRORIZZANDO PERSONE CHE HANNO GIÀ VISSUTO L’ORRORE DELL’OLOCAUSTO”

Prosegue il racconto di Degan: “Il giorno più nero di Israele era sempre stato con la guerra del Kippur. Ma quella era una guerra di soldati. Era una tragedia, ma erano soldati contro soldati. Qui si tratta di terrorismo: si tratta di andare a violentare delle donne chiamando le loro madri per far loro ascoltare lo strupro e mandando loro i video. Si tratta di rapire anziani sopravvissuti all’olocausto, e che avevano già subito da bambini una tragedia inimmaginabile e che hanno vissuto tutta la loro vita cercando di dimenticare e che si ritrovano a 85, a 90 anni come ostaggi trascinati via come animali. Non ho mai capito perché devono esistere questi estremisti, che soggiogano un popolo intero per la loro idea di fanatismo totale”.

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