NEWS:

Israele, Iran, Cina, Russia, Stati Uniti: perchè la partita del Medio Oriente va molto oltre la Striscia di Gaza. Intervista al libanese Imad Salamey

Le diplomazie di Mosca, Pechino e Teheran si contrappongono a Israele, agli Usa e all'Europa occidentale. In mezzo ci sono gli Stati arabi: parla il politologo dell'American Università di Beirut

Pubblicato:15-10-2023 15:47
Ultimo aggiornamento:15-10-2023 19:48
Autore:

imad-salamey-libano
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Solidali con le vittime palestinesi ma contrari a un allargamento del conflitto, che avrebbe costi insostenibili per un Paese già provato da anni di crisi economica e sociale: è l’identikit dei libanesi oggi, tracciato per l’agenzia Dire da Imad Salamey, professore di Politica del Medio Oriente all’American University di Beirut.
Al centro dell’intervista l’offensiva dell’esercito di Tel Aviv nella Striscia di Gaza, seguita ai raid di Hamas nel sud di Israele. Oltre 3mila le persone uccise dal 7 ottobre, alle quali vanno aggiunte nuove vittime: oltre un milione i palestinesi ai quali i militari hanno ordinato di lasciare le proprie case a nord di Wadi Gaza, il fiume che taglia la regione a metà.

IL LIBANO È SCETTICO SUL COINVOLGIMENTO NELLA GUERRA

“In Libano la maggior parte della popolazione è solidale con le vittime palestinesi dell’aggressione israeliana contro Gaza” dice Salamey. “C’è però anche esitazione e timore rispetto all’ipotesi di un coinvolgimento in una guerra: i costi sarebbero enormi e qui, dopo anni di svalutazioni della lira e impoverimento sociale, nessuno potrebbe pagarli”.

BOMBE NEL SUD DEL LIBANO: UCCISO UN GIORNALISTA

Secondo uno studio di Unicef, nove famiglie libanesi su dieci non hanno le risorse necessarie per acquistare beni essenziali per i loro figli, un dato in aggravamento rispetto al 76 per cento del 2022.
Nei giorni scorsi bombardamenti hanno colpito zone nel sud del Libano, al confine con Israele. A perdere la vita pure un giornalista dell’agenzia di stampa Reuters, Issam Abdallah, ferito a morte da un raid missilistico nell’area di Alma al-Shaab. Nel bombardamento, del quale il primo ministro libanese Najib Mikati ha accusato Israele, sono rimasti feriti anche altri sei reporter.


Negli scontri è stata coinvolta Hezbollah, organizzazione politico-militare radicata sul territorio e ritenuta alleata dell’Iran. Sullo scacchiere anche i peacekeeper di Unifil, una missione delle Nazioni Unite alla quale partecipa l’Italia, dispiegata nel sud del Libano dopo un conflitto combattuto nel 2006.

GLI SCHIERAMENTI A LIVELLO GLOBALE

Le implicazioni della nuova fiammata del conflitto israelo-palestinese, d’altra parte, sono globali. Così come i rischi di strumentalizzazione, a ormai 30 anni dagli Accordi di Oslo che avrebbero dovuto garantire la nascita di uno Stato palestinese accanto a Israele. “Con le loro accuse a Tel Aviv, la Russia e la Cina vogliono presentare come aggressori anche gli Stati Uniti, distogliendo l’attenzione dall’Ucraina e magari da Taiwan” dice Salamey. “Le diplomazie di Mosca e Pechino, come anche quella dell’Iran, che vuole posizionarsi come leader del mondo musulmano, possono sfruttare la questione palestinese per segnalare punti a proprio favore”.
Secondo questa lettura, dall’altra parte dello schieramento internazionale ci sono Israele, Stati Uniti ed Europa occidentale. Nel mezzo invece ci sono gli Stati arabi, sottolinea il professore della American University: “Hamas non ha agito in coordinamento con loro e di fatto sta servendo gli interessi dell’Iran, che nega qualsiasi coinvolgimento ma resta contrario alla possibilità di un accordo tra Israele e Arabia Saudita per la normalizzazione dei rapporti bilaterali”.

IL QATAR

C’è poi la questione Qatar. “Finanzia Hamas”, sostiene Salamey, “e anche se la linea dell’organizzazione sta andando un po’ oltre serve comunque a minare l’avvicinamento a Israele dell’Arabia Saudita, che per l’emirato resta una potenza rivale”.
Sullo sfondo la domanda se e in caso come l’offensiva del 7 ottobre nel sud di Israele abbia avuto un supporto esterno. Secondo Salamey, “le risorse impiegate sul piano dell’intelligence e delle immagini satellitari sembrano molto superiori a quelle disponibili a Gaza“. Il presidente della Commissione esteri della Camera dei rappresentanti americana, il deputato Michael McCaul, ha confermato questa settimana che l’Egitto aveva informato Israele di una possibile azione di Hamas da Gaza tre giorni prima del 7 ottobre.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it