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Yemen, gli Usa denunciano missile Houthi su nave cargo. L’Onu: “No all’escalation”

A sparare il missile balistico che ha colpito una nave cargo al largo della costa meridionale dello Yemen sarebbero stati gli houthi, il gruppo ribelle molto attivo negli ultimi mesi. Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per l'escalation di tensione

Pubblicato:15-01-2024 20:06
Ultimo aggiornamento:15-01-2024 20:06

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ROMA – Gli Stati Uniti hanno denunciato un attacco missilistico che ha colpito nelle ultime ore una nave cargo battente bandiera delle Isole Marshall, di proprietà statunitense, al largo della costa di Aden, nel sud dello Yemen. Secondo le autorità americane, a sparare il missile balistico sarebbero stati gli houthi, il gruppo ribelle che detiene il controllo di gran parte dello Yemen. A darne notizia è stato il Comando centrale dell’esercito americano (Us Central Command, Centcom) che, stando a quanto riferisce l’emittente Cnn, non avrebbe segnalato vittime o feriti a seguito del raid. La nave avrebbe ripreso la traversata.

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L’incidente rientra nelle tensioni che stanno riguardando il Mar Rosso da fine novembre, quando gli houthi hanno iniziato ad attaccare navi mercantili nel Mar Rosso per fermare l’operazione militare che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza. Venerdì scorso Stati Uniti e Regno Unito, nell’ambito dell’operazione internazionale Prosperity Guardian volta a proteggere le navi commerciali in uno dei mari più importanti per gli scambi globali, hanno bombardato una sessantina di postazioni del gruppo ribelle nello Yemen, causando cinque vittime e sei feriti tra i combattenti. Il gruppo ribelle ha promesso “dure ritorsioni” per questa azione.


Ieri, nel centesimo giorno dall’aggressione di Hamas a Israele del 7 ottobre, che ha innescato l’offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza, le Nazioni Unite hanno manifestano preoccupazione per una possibile “escalation di allarmanti tensioni” nella regione: Khaled Khiari, segretario generale aggiunto Onu per il Medio Oriente, l’Asia e il Pacifico, ha esortato il Consiglio di sicurezza a “proseguire i suoi sforzi per impegnarsi attivamente con tutte le parti interessate per evitare che un’ulteriore escalation”, che potrebbe “esacerbare le tensioni regionali o minare la pace regionale, la sicurezza o il commercio internazionale”.
Il riferimento è anche a un possibile ingresso nel conflitto dell’Iran, alleato degli houthi. Stamani il New York Times, citando funzionari dell’intelligence statunitensi rimasti anonimi, scrive che non ci sarebbero “prove dirette” che dimostrino la compartecipazione di Teheran dietro agli attacchi contro le navi mercantili in transito nel Mar Rosso: “Lo scopo dei responsabili iraniani- si legge nell’articolo- è trovare un modo per colpire Israele e gli Stati Uniti senza scatenare il tipo di guerra che l’Iran vuole evitare”. Tuttavia “non esistono prove dirette che colleghino gli alti dirigenti iraniani – né il comandante della forza d’élite Quds né il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei – ai recenti attacchi Houthi alle navi nel Mar Rosso”.
La crisi sta avendo un forte impatto sull’economia globale. Non colpisce solo quella israeliana – l’85% delle merci israeliane transitano per il porto di Eliat, sul Mar Rosso – ma sta paralizzando il Canale di Suez attraverso cui transita il 12% del commercio marittimo globale. Questa situazione rischia di generare un aumento dell’inflazione, come avvisava già venerdì scorso JP Morgan. Oltre a far lievitare il prezzo del petrolio e del gas naturale, e quindi dei beni primari, si stanno impennando le tariffe di spedizione dei container sulle principali rotte commerciali globali, non solo tra Asia e Europa ma anche tra Asia e Americhe. In giornata la stampa internazionale rileva che il costo delle sole esportazioni indiane è più che raddoppiato.

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