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Giorno del giudizio per il Ddl Zan e nel M5S senza Grillo Conte non decide

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:13-07-2021 17:00
Ultimo aggiornamento:13-07-2021 17:00

alessandro zan
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ROMA – É l’ora del giudizio. Dopo due anni di batti e ribatti stasera il ddl Zan contro l’omotransfobia arriva nell’aula del Senato per l’approvazione definitiva. Il centrodestra a guida Lega, come promesso più volte, farà di tutto per affossare la legge già approvata dalla Camera dei Deputati. Al Senato si gioca sul filo dei numeri, perché la maggioranza del centrosinistra è a rischio dopo il passo di lato di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha tolto i suoi senatori, decisivi, perché vuole modificare il testo. Primo passaggio cruciale il voto sulle pregiudiziali presentate da chi si oppone. In questo caso il voto sarà palese quindi è importante garantire la presenza altrimenti le assenze diventeranno, di fatto, un segnale politico che le opposizioni potranno girare a loro favore.

Matteo Salvini, leader della Lega, sul provvedimento usa parole tenere che toccano la sensibilità di chi teme i cambiamenti sociali e culturali. Per niente di fuoco, la sua preoccupazione sono i bambini: “Dalla legge Zan la Lega chiede che si tolgano i bambini, non si può fare politica su bambini di 6-7 anni la cui educazione non spetta allo Stato e ad alcune associazioni, ma alla mamma e al papà. Dico mamma e papà perchè per me esistono solo loro due. Siamo all’antica? Per me questo non è passato, ma presente e futuro” ha detto. Se la maggioranza reggerà all’urto e respingerà le pregiudiziali, il Ddl Zan proseguirà l’esame, con la decisione sui tempi per la presentazione degli emendamenti e l’iter delle votazioni in aula. Se, al contrario, passeranno le pregiudiziali degli oppositori la legge, di fatto, sarà affossata. Ma anche sul dopo non sarà facile.

Il leghista Calderoli, infatti, è già all’opera e sta preparando “alcune centinaia di proposte di modifica”. Per lui sono poca cosa, in passato aveva presentato milioni di emendamenti su alcune leggi in discussione, ma comunque allungheranno i tempi dell’approvazione con il concreto rischio di rinviare di nuovo tutto all’autunno. Anche nel Pd qualcuno soffre, ma il senatore Andrea Marcucci, che pure aveva invitato più volte al confronto, oggi ha gettato la spugna arrivando alla conclusione che “la Lega non vuole approvare il ddl Zan, persegue l’insabbiamento, minaccerà l’ostruzionismo. È evidente che con Salvini non possiamo discutere di diritti” ha sottolineato. Niente perdita di altro tempo: “Arriva il momento della responsabilità – ha detto la senatrice Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd- è ora di decidere, con coraggio e fermezza.


Il Pd è unito grazie alla fermezza del Segretario Letta, consapevole che ci troviamo a un appuntamento importante per la vita di tante persone e anche per la storia di questo Paese: l’esito dei lavori del Senato deciderà se l’Italia sta dalla parte dei principi e dei valori su cui si fonda l’Unione europea – dignità, eguaglianza, pluralismo – o se sta invece dalla parte di Orban e degli oscurantisti, che vorrebbero riportarci a un passato drammatico di esclusione e violenza. Il Partito democratico sa benissimo da che parte stare, come lo sanno il M5s e le compagne e i compagni della sinistra”.

Per quanto riguarda il M5S, mentre tutta Italia festeggiava la vittoria degli Azzurri agli europei, Grillo e Conte, con la mediazione di Fico e Di Maio, hanno trovato un accordo per tentare il rilancio del Movimento tirandolo fuori dal Vietnam delle mille fazioni. Non sono pochi quelli che pensano che l’accordo alla fine non reggerà, perché lasciare a Grillo il poter di sentenziare ‘questa cosa non va bene’, alla fine non lascerà Conte, leader incaricato, di decidere in piena libertà. Il Pd segue a distanza ma con apprensione il pazzo dibattito ‘grillino’, perché il rischio che la polveriera salti è sempre possibile. A quel punto non ci sarebbe più l’alleato con cui preparare l’alleanza politica per battere il centrodestra alle prossime politiche. Ma non solo questo preoccupa. Perché si dà per scontato che Conte per acquisire visibilità e riportare il M5S al centro della scena politica, sarà costretto a fare come Renzi, che con abilità corsara andava all’assalto di questo o quel provvedimento creando scompiglio e mettendo tutti in difficoltà. Lo si è visto già con la riforma della Giustizia imposta dal premier Draghi e sulla quale Conte darà battaglia in Parlamento. Tra poco alzerà la voce sulla riforma del fisco ed anche sul reddito di cittadinanza che Lega e compagni vogliono cancellare. Se accadrà, il Pd si ritroverà nella spiacevole posizione del vaso di coccio in mezzo ai bastoni che roteano.

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