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Berlusconi, The Guardian: “Gaffe e scandali, un populista proto-trumpiano”

"Colpa sua se l'elettorato italiano ha perso fiducia nella politica"

Pubblicato:12-06-2023 15:11
Ultimo aggiornamento:12-06-2023 15:11

SILVIO-BERLUSCONI
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ROMA –  “Noto per la sua abbronzatura permanente, le gaffe, le feste bunga bunga e l’ego smisurato, Silvio Berlusconi è stato un populista proto-trumpiano, l’uomo da battere a Roma per più di due decenni e una delle figure più controverse della politica europea”. È l’attacco – diretto, affilato – di uno dei pezzi che il Guardian dedica alla morte di Silvio Berlusconi. Solo un esempio, uno dei più duri, dei tanti “coccodrilli” che la stampa internazionale progressista (soprattutto quella anglosassone) non risparmia al Cavaliere nel giorno della sua morte.

Il Guardian è chirurgico e sottolinea tutte le nefandezze di Berlusconi nella scalata alla politica italiana. Lo definisce “abile nell’arte non solo di resistere allo scandalo, ma di uscirne con il suo profilo e la sua popolarità migliorati. È stato perseguito più di 30 volte con accuse tra cui appropriazione indebita, falso in bilancio e corruzione di giudici. Molti casi non sono stati processati, a volte perché Berlusconi ha cambiato la legge in base alla quale era stato accusato. Solo una volta è stato condannato, per frode fiscale, nel 2013. Ciò ha portato a una pena detentiva di quattro anni, di cui tre graziati, un anno di servizio civile e un divieto di sei anni dall’ufficio legislativo – da cui si è immediatamente ripreso, nel 2019, come europarlamentare”.

È diventato primo ministro nel gennaio 1994 e, sebbene il suo governo di coalizione di centrodestra sia durato appena nove mesi prima di crollare, ha dedicato gran parte del suo primo mandato, secondo i suoi numerosi critici, ad approvare leggi e promuovere politiche che lo avrebbero protetto da procedimenti giudiziari e incoraggiato i profitti delle sue imprese private“, continua il Guardian. Che non manca di notare che “il debito pubblico italiano è raddoppiato durante il mandato di Berlusconi”, e racconta le sue gaffe più famose, da Martin Schulz “kapò” a Merkel “culona”, a Obama “abbronzato”, “rafforzando una reputazione di lunga data per le gaffe sbalorditive e le digressioni oltraggiose”. “Si è vantato dei suoi stretti legami con Vladimir Putin e ha affermato che la colpa della devastazione del suo paese era del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky”. “La sua carriera è stata segnata anche da scandali sessuali e di corruzione correlati, incarnati da racconti raccapriccianti di feste sessuali nella sua lussuosa villa fuori Milano, accuse di sesso illegale con una ballerina di nightclub di 17 anni e successive accuse di manomissione di testimoni”.


Ma soprattutto, scrive il Guardian, “i parallelismi con Donald Trump sono sorprendenti: entrambi gli uomini hanno iniziato come magnati immobiliari, sono diventati star dei media e sono passati alla politica. Entrambi hanno deciso di minare le istituzioni consolidate del loro paese, compresa la stampa e la magistratura. Respinti dalle rispettive istituzioni liberali, entrambi hanno anche risposto – nonostante la grande ricchezza – con la tattica populista di presentarsi come la vera voce del popolo contro un’élite fuori dal mondo e corrotta”.

Berlusconi, scrive ancora il Guardian, “rappresentava una parte dell’Italia che mette il denaro e il potere al di sopra della giustizia e etica. È probabile che la sua eredità non siano i bunga bunga party, l’ostentazione e la volgarità, ma la perdita di fiducia dell’elettorato italiano nella propria classe politica – una perdita che ha portato, ironia della sorte, all’emergere di una nuova generazione di persone più radicali, e politici populisti di estrema destra”.

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