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ROMA – Si vantava di avere “un repertorio di barzellette da far invidia a Silvio Berlusconi” e aveva scritto ironicamente (nel suo libro) che Umberto Eco, a cui era legato da un rapporto di grande amicizia, gli aveva insegnato “principalmente barzellette”. E allora, nel giorno in cui il filosofo e intellettuale è venuto a mancare all’età di 87 anni, riproponiamo le tre barzellette che raccontò 16 anni fa, nel 2007, nel corso di un’intervista rilasciata al giornalista Claudio Sabelli Fioretti.
“Il re Umberto 1 viene sparato dall’anarchico. Muore e gli trovano un buco in mezzo alla testa. Si chiedono: come è possibile? Delicatamente interrogano sua Maestà la Regina. “Maestà, non capiamo come sia potuto succedere. Lei era lì seduta accanto a lui…” E la Regina: “Io ho visto l’anarchico che puntava la pistola e ho urlato: “Umberto guarda che ti tira”. E lui ha abbassato la testa per guardare”. Alla barzelletta seguì poi questo commento di Vattimo, noto per l’ironia spiazzante che metteva un po’ ovunque: “Solo i filosofi italiani possono raccontare barzellette del genere. Heidegger non lo avrebbe mai fatto“.
“Una vecchina va dal medico e dice: “Dottore, dottore io non so che cosa succede. Mi preoccupa molto mio marito. Quando facciamo l’amore ha sempre o molto molto caldo o molto molto freddo”. E il dottore: “Strano. Ma lo fate sovente?”. La vecchina: “Normale. Una volta a Natale e una volta a Ferragosto”.
“La vecchina torna dal dottore e dice: “Che cosa devo fare dottore, mi sento sempre molto stanca”. E il dottore: “Ma lei ha una certa età. Dove abita?” “Abito in un palazzo al quinto piano senza ascensore”. “Può essere questo. Almeno per una quindicina di giorni eviti di fare le scale e prenda queste pastiglie. Poi vediamo”. La vecchina torna dopo quindici giorni. E dice: “Dottore le pastiglie mi hanno fatto bene”. “Vedo, vedo, la trovo in forma, la pressione è a posto”. E la vecchina: “Posso ricominciare a fare le scale?”. “Sì, ricominci, piano piano”. “Meno male. Ero stufa di andare tutti i giorni su e giù per la grondaia!”
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