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Quando Gianni Vattimo raccontava barzellette

Gianni Vattimo, noto per la sua ironia, si vantava di conoscere "un repertorio di barzellette da far invidia a Silvio Berlusconi"

Pubblicato:20-09-2023 15:26
Ultimo aggiornamento:20-09-2023 15:27
Autore:

GIANNI VATTIMO
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ROMA – Si vantava di avere “un repertorio di barzellette da far invidia a Silvio Berlusconi” e aveva scritto ironicamente (nel suo libro) che Umberto Eco, a cui era legato da un rapporto di grande amicizia, gli aveva insegnato “principalmente barzellette”. E allora, nel giorno in cui il filosofo e intellettuale è venuto a mancare all’età di 87 anni, riproponiamo le tre barzellette che raccontò 16 anni fa, nel 2007, nel corso di un’intervista rilasciata al giornalista Claudio Sabelli Fioretti.

IL RE UMBERTO

“Il re Umberto 1 viene sparato dall’anarchico. Muore e gli trovano un buco in mezzo alla testa. Si chiedono: come è possibile? Delicatamente interrogano sua Maestà la Regina. “Maestà, non capiamo come sia potuto succedere. Lei era lì seduta accanto a lui…” E la Regina: “Io ho visto l’anarchico che puntava la pistola e ho urlato: “Umberto guarda che ti tira”. E lui ha abbassato la testa per guardare”. Alla barzelletta seguì poi questo commento di Vattimo, noto per l’ironia spiazzante che metteva un po’ ovunque: “Solo i filosofi italiani possono raccontare barzellette del genere. Heidegger non lo avrebbe mai fatto“.

NATALE E FERRAGOSTO

“Una vecchina va dal medico e dice: “Dottore, dottore io non so che cosa succede. Mi preoccupa molto mio marito. Quando facciamo l’amore ha sempre o molto molto caldo o molto molto freddo”. E il dottore: “Strano. Ma lo fate sovente?”. La vecchina: “Normale. Una volta a Natale e una volta a Ferragosto”.


LA GRONDAIA

“La vecchina torna dal dottore e dice: “Che cosa devo fare dottore, mi sento sempre molto stanca”. E il dottore: “Ma lei ha una certa età. Dove abita?” “Abito in un palazzo al quinto piano senza ascensore”. “Può essere questo. Almeno per una quindicina di giorni eviti di fare le scale e prenda queste pastiglie. Poi vediamo”. La vecchina torna dopo quindici giorni. E dice: “Dottore le pastiglie mi hanno fatto bene”. “Vedo, vedo, la trovo in forma, la pressione è a posto”. E la vecchina: “Posso ricominciare a fare le scale?”. “Sì, ricominci, piano piano”. “Meno male. Ero stufa di andare tutti i giorni su e giù per la grondaia!”

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