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FOTO | VIDEO | A Bologna occupato l’istituto Santa Giuliana: “C’è già la fila per venirci”

A Bologna il collettivo Luna ha occupato lo stabile di via Mazzini 90, i proprietà delle suore e vuoto da tempo perchè in vendita: "Daremo le stanze a chi non ha un letto sicuro"

Pubblicato:06-10-2023 17:04
Ultimo aggiornamento:06-10-2023 18:27
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santa giuliana bologna
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ROMA – Uno spazio “destinato a chi sta cercando casa, a chi ha problemi con l’abitazione, chi paga 800 euro al mese, non trova posto negli studentati pubblici, chi vive per strada”. È questo il senso dell’occupazione dell’Istituto Santa Giuliana a Bologna rivendicata dal collettivo Luna. Gli attivisti questa mattina all’alba hanno infatti preso possesso dello stabile di via Mazzini, di proprietà della Congregazione delle Suore Mantellate, che solo pochi mesi prima era attivo come scuola materna ed elementare e convitto per studentesse. Attività dismesse poi dall’organizzazione ecclesiastica che ha deciso di vendere l’immobile a causa di mancanza di fondi e crisi di vocazioni, lasciando “una settantina di posti letto pronti ad essere utilizzati”, che secondo Luna “non possono essere venduti, non possono essere potenzialmente pronti ad una gestione speculativa, ma debbono essere destinati a chi sta cercando casa”.

Così nasce “In/Out. Dentro la città, fuori dal mercato”, questo il nome dell’occupazione, per dare spazio a chi si sta scontrando con la ricerca di un alloggio a Bologna, invitando tutti già questo pomeriggio all’assemblea convocata per le 16 in via Mazzini 90 per i primi ingressi.

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“C’È GIÀ UNA LISTA DI PERSONE CHE VUOLE VIVERE QUI”

Abbiamo una lista molto lunga di persone che al momento si trovano senza un letto sicuro- spiegano gli attivisti- e sono pronte a venire a vivere qui con noi e a rendere questo stabile un hub di organizzazione per chi in questo momento si trova senza casa”. Tra questi ci sono “studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici precarie, persone migranti. La fascia sociale è più ampia che mai”, sottolinea Luca del collettivo.

“Vediamo anche la situazione al Cas di via Mattei qual è, con 800 persone nelle tende. Noi siamo aperti a tutti”. Scorrendo i vari messaggi che arrivano sui gruppi social di Luna, c’è anche una coppia “che ha perso tutto nell’alluvione e cerca una stanza”.
L’obiettivo di fondo, insomma è di “far sì che queste stanze non siano strumento della speculazione immobiliare, ma che siano restituite al tessuto sociale. A chi viene a Bologna per studiare, per lavorare, a chi il lavoro l’ha perso, a tutte quelle persone, quel precariato sociale, che compongono il vero tessuto sociale della città”. In questo senso, il collettivo si dice “disponibile a parlare con tutti: forze sociali, istituzioni, proprietà e via dicendo, perché questo stabile torni nella disponibilità della città e di chi cerca casa”.

STAMATTINA L’OCCUPAZIONE

Il collettivo Luna (Laboratorio universitario di autogestione) ha occupato l’Istituto Santa Giuliana, a Bologna, stabile “vuoto da un anno” della Chiesa della Congregazione delle Suore Mantellate Serve di Maria che ha stanze “già pronte”. L’occupazione – ribattezzata “In/Out, dentro la città, fuori dal mercato” – è stata annunciata così: “Abbiamo aperto per chi cerca casa, per chi è costretto a stare su divani, chi in AirBnb, chi per strada“, spiegano, poiché “è evidente che a Bologna ci sia uno scontro tra chi produce il tessuto sociale ed economico urbano e chi possiede case su case per affittarle su AirBnb, chi investe in studentati privati forti della connivenza con il governo, chi approfitta della disperazione di tanti per lucrare su un diritto fondamentale”. Per Luna è infatti “inaccettabile vedere grandi spazi vuoti, pronti ad essere venduti al miglior offerente invece che essere adibiti a case degne per tutti”.

Nell’istituto, spiega ancora Luna, ci sono “50 camere vuote“, la scuola “è chiusa, gli insegnanti e gli alunni ricollocati”. Perché “la proprietà dell’Istituto vuol fare cassa” dato che “il mantenimento dello stabile non era più sostenibile”. A fronte di questa decisione, il collettivo si chiede però “chi potrà permettersi di comprare e rimettere all’utilizzo questo stabile”. L’occupazione è dunque un’importante sfida politica alla città: uno spazio in vendita è facile preda di chi ha grandi capitali da investire nel mercato immobiliare, ma sappiamo benissimo che l’iniziativa privata spesso lede l’interesse pubblico”. Nel caso della dismissione dello stabile in via Mazzini “si è già leso l’interesse di 60 studenti, 24 insegnanti e dipendenti, quasi 80 bambini che studiavano alla scuola materna ed elementare”. E l’occupazione “si inserisce nel solco tracciato da chi ha lottato per mesi e mesi per impedirne la chiusura. A loro va tutta la nostra solidarietà e complicità”.

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