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Pier Silvio Berlusconi scende in campo? No, almeno per ora

In molti si stanno interrogando, in molti dicono che non scenderà mai nell'arena politica, altri sono pronti a scommettere che accadrà

Pubblicato:06-07-2023 19:09
Ultimo aggiornamento:06-07-2023 19:09

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ROMA – Oggi tutta l’attenzione era centrata sui tre testamenti lasciati da Silvio Berlusconi – due nelle mani del notaio, uno in busta non sigillata lasciato alla compagna Marta Fascina – con cui il fondatore di Mediaset ha lasciato le sue quote di comando ai figli, 100 milioni di euro al fratello Paolo, 100 a Fascina e 30 milioni a Marcello Dell’Utri

Messa in cassaforte la continuità aziendale, con i primi figli Pier Silvio e Marina in posizione di forza, nei corridoi parlamentari corrono le voci sulla possibile discesa in campo politico proprio di Pier Silvio. L’allarme è scattato quando, presentando i nuovi palinsesti televisivi, a domanda Pier Silvio ha risposto così: “Non ho intenzione di scendere in politica – ha detto- almeno per ora“. Ma è tentato: “Qualcosa a livello emotivo, non razionale, si è mosso: ho pensato che il suo rapporto con gli italiani e con l’Italia, fatto di amore e di libertà, è un lascito che deve vivere. Peraltro io ho 54 anni, mio padre ne aveva 58 quando è sceso in politica…” ha detto sorridendo.

In molti si stanno interrogando, in molti dicono che non scenderà mai nell’arena politica, altri sono pronti a scommettere che accadrà. Magari a ridosso delle prossime elezioni europee del 2024, lì ci sarà un momento importante, arriverà per forza un segnale per salvare il più possibile della quota elettorale rimasta orfana del suo leader. E per come è nato e vissuto quel partito solo un Berlusconi lo potrà guidare e garantire le ‘mille correnti’ pronte a fuggire in ogni dove per tentare di salvarsi. Si vedrà. Intanto un gran colpo, importantissimo anche per il suo valore ‘politico’, Pier Silvio l’ha piazzato scippando Bianca Berlinguer alla Rai. La conduttrice di Cartabianca, dopo 34 anni di servizio pubblico, passa con la sua squadra a Rete 4. Curiosità: è il canale dove lavora il giornalista e conduttore Andrea Giambruno, il compagno della premier Giorgia Meloni. Un colpaccio, lo scippo di Bianca Berlinguer, che può essere visto anche come l’inaugurazione di un nuovo inizio, una scommessa a tutto campo, un’apertura a personalità assai diverse. Basta leggere le interviste rilasciate da Bianca Berlinguer per avvertire immediatamente il cambio: con una Rai che alla fine risulta ostaggio di vecchie logiche politiche spartitorie, Mediaset paradiso che assicura e garantisce libertà di espressione. Sono movimenti che vengono seguiti con attenzione dai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. E  si aggiungono ad altri segnali che gli addetti ai lavori interpretano come vere e propri attacchi al Governo. Ultimo, la decisione del Gip del tribunale di Roma di imputazione coatta, mentre il Pm aveva chiesto l’archiviazione, contro il Sottosegretario Delmastro, di Fratelli d’Italia, per la rivelazione di segreti d’ufficio relativi alla carcerazione di Cospito. Poco tempo fa c’era stato lo scontro tra Governo e Corte dei conti sul ‘controllo’ dei progetti del Pnrr, senza dimenticare le dimissioni di giuristi importanti, a partire da Giuliano Amato, in forte polemica con il Ministro Calderoli su come sta impostando la sua riforma dell’Autonomia differenziata.


C’è poi l’inchiesta del Tribunale di Milano che ha indagato la ministra del Turismo, Daniela Santanché. Possono far pensare, e qualcuno lo pensa, che siano una risposta all’azione intrapresa dal ministro Nordio, fortemente voluto dalla premier Meloni, per riformare la giustizia italiana. Ciliegina sulla torta, il pesante editoriale di Ernesto Galli Della Loggia, da sempre attento al Governo Meloni, uscito sul Corriere della Sera dove interroga proprio Meloni sulla Destra e la svolta che non c’è: “Giorgia Meloni non si rivolge al Paese…consumata da una girandola di incontri internazionali e di impegni istituzionali, sottoposta alla necessità di tamponare gaffe, gesti malaccorti, inadempienze di molti dei suoi ministri, aiutata esclusivamente da pochi stretti collaboratori…”. Di qui l’invito a scommettere su un radicale cambio di passo, con la speranza che Meloni si trasformi “in una voce capace di disegnare una prospettiva in cui potessero riconoscersi in molti al di là dell’appartenenza di partito… Cercando di unire, chiamando a raccolta intorno a sé anche i lontani e gli avversari, non respingendo chi non era tra quelli della prim’ora. Non discriminando ma coinvolgendo”.

Insomma dalle parti di quelli che contano, che producono e rappresentano la parte più ricca del Paese, c’è attesa e si aspetta, a breve, di ascoltare una voce “dal timbro nuovo capace di chiamare a nuovi impegni ed evocare nuovi orizzonti in vista di quella rifondazione della Repubblica che ormai da troppo tempo è all’ordine del giorno”. Questa la sfida per la premier Meloni, che presto potrebbe anche decidere di riorganizzare la compagine del suo Governo

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