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ROMA – “Visionarie e’ stato un grande successo che ha registrato oltre mille presenze. Abbiamo messo a disposizione uno spazio di ragionamento e di confronto al femminile, dando cosi’ la possibilita’ alle donne del mondo dell’audiovisivo di fare il punto sullo stato dell’arte e di creare interconnessioni con chi fa lo stesso mestiere. Una cosa che nessuno aveva mai fatto”. E’ questo il bilancio, “piu’ che positivo”, che Giuliana Aliberti, ideatrice e direttrice del Festival “Visionarie”, fa della tre giorni tutta al femminile, dedicata al ruolo della donna nel cinema, nella televisione e nella letteratura, che dal 3 al 5 maggio ha animato Palazzo Merulana.
Un’edizione numero “0” che ha registrato un’affluenza da record, a dimostrazione dell’importanza e dell’urgenza di affrontare determinate tematiche. “Ci sarà sicuramente una seconda edizione l’anno prossimo, perche’ ci e’ stata chiesta a gran voce, ma non solo. Nei prossimi mesi organizzeremo degli incontri che si terranno non solo a Roma, ma in varie parti d’Italia. Abbiamo avuto richieste in Salento e Toscana”, ha annunciato Aliberti.
Che cosa e’ emerso da Visionarie? Qual e’ la situazione attuale delle donne che lavorano nell’audiovisivo?
“Il cinema e’ un mondo maschile e le registe che si sono incontrate al tavolo hanno rivelato tutte le loro difficola’. Il problema e’ il rapporto delle donne con il potere”- ha dichiarato Aliberti, sottolineando l’importanza di fare rete, “e questo è fondamentale sia per le giovanissime che per le icone, come Dacia Maraini, Luciana Castellina e Lidia Ravera (presenti all’evento) che hanno bisogno anche loro di capire cosa sta succedendo oggi”.
“Il gender gap non riguarda solo il cinema, ma tutti i luoghi di lavoro. Il cinema e’ pero’ una vetrina scintillante che ha permesso al movimento #Metoo di riportare al centro tematiche verso le quali, dopo anni di autocoscienze, di collettivi, lotte esasperate, si era un po’ esaurito l’interesse. Un po’ come se si fosse risolto il problema, quando in realtà non e’ cosi'”, ha spiegato l’ideatrice di Visionarie.
Visionarie ha offerto l’oppurtunita’ anche alle giovani studentesse delle scuole di cinema di confrontarsi. Qual e’ la loro percezione del gender gap nel mondo dell’audiovisivo?
“Si’, ci sono stati degli incontri con la Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè e il CSC, al termine dei quali un gruppo di giovani sceneggiatrici del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma ha ribadito, con un appello, la necessità di ‘distruggere ogni stereotipo e delineare personaggi femminili che dicano l’indicibile e facciano l’infattibile'”, ha raccontato Aliberti. “Le giovani iniziano ad avvertire questo gap, ma non ne sono ancora pienamente coscienti e questo a causa di ‘stereotipi inconsapevoli’, e proprio per parlare di questi pregiudizi abbiamo organizzato all’interno di Visionarie il workshop “Unconcious Bias””.
Quali sono gli obiettivi per le prossime edizioni di Visionarie?
“Creare una rete delle donne dell’audiovisivo trasversale (che unisca registe, sceneggiatrici, produttrici, costumiste etc.) e trasnazionale, per essere consapevoli di qual e’ la situazione negli altri Paesi. In America, ad esempio, c’e’ molta attenzione rispetto al femminile, sia per quanto riguarda compensi, sia riguardo le percentuali di uomini e donne assunti in ogni produzione”.
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