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In Italia aumentano i ricoveri Covid, ma al Nord scendono del 5%

Il report della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere segnala un +3,6% di ricoveri nell'ultima settimana, ma con differenze in base all'area geografica

Pubblicato:06-04-2022 12:18
Ultimo aggiornamento:06-04-2022 16:45

coronavirus
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ROMA – Crescono lievemente i ricoverati totali Covid in una settimana. La tendenza all’aumento, tuttavia, sembra rallentare, passando dal +10,6% di due settimane fa all’8,6% della settimana scorsa fino al 3,6% attuale e riguarda solo i ricoveri ordinari. È quanto emerge dalla rilevazione negli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) del 5 aprile. La curva delle ospedalizzazioni Covid, però, cambia in base all’area geografica: al Nord si assiste ad una riduzione del -5%, mentre al Centro c’è un rialzo del 6% e al Sud e nelle Isole i ricoveri crescono del 9%.

Nel periodo compreso tra il 30 marzo e il 5 aprile i ricoverati nei reparti Covid ordinari sono cresciuti del 3,6%, mentre i pazienti in rianimazione sono rimasti sostanzialmente stabili. In terapia intensiva la quasi totalità dei pazienti Covid è affetto da altre gravi patologie. Inoltre, tra i soggetti vaccinati il 75% ha fatto il vaccino da oltre 4 mesi. La quota di pazienti ricoverati ‘con Covid’ rappresenta ormai la maggioranza sia nei reparti ordinari che nelle rianimazioni. Nei reparti ordinari i pazienti ‘con Covid’, senza sintomi respiratori e polmonari ma in ospedale per la cura di altre patologie e trovati positivi al tampone pre-ricovero, rappresentano il 53% del totale.

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“Con un fisiologico ritardo rispetto alla curva di incidenza – commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore – i ricoveri sembrano essere arrivati al plateau con numeri che al Nord hanno già cominciato a scendere. Quel +3,6% che registriamo in questa ultima settimana rappresenta un colpo di coda del virus che è da attribuirsi sia alla elevata circolazione legata alle condizioni meteorologiche, sia alle nuove varianti e al fatto che una fetta della popolazione non è coperta dalla terza dose, nonostante siano scaduti i 120 giorni dalla seconda dose, ed è dunque più esposta al virus”.

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“Il booster – aggiunge Migliore – come ci dicono i dati delle terapie intensive dove il 75% dei vaccinati non ha la protezione della terza dose, è necessario contro le conseguenze gravi della malattia. Importante anche ricordare la necessità della quarta dose per gli ultra fragili, che sono i soggetti che finiscono in rianimazione: al momento l’adesione risulta ancora molto bassa”. Secondo la rilevazione negli ospedali sentinella della Fiaso, torna a diminuire il numero complessivo dei pazienti pediatrici ricoverati nelle aree Covid (-23%). La classe di età più colpita è, come sempre, quella compresa fra 0 e 4 anni (64%). Il 24%, invece, ha fra i 5 e gli 11 anni e il 12% tra i 12 e i 18 anni.

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